Max Mazzotta in una scena di Vita di Ginius
2 minuti per la letturaRENDE (COSENZA) – Da domani, martedì 30 novembre, e fino a domenica 5 dicembre al PTU Piccolo Teatro dell’UNICAL andrà in scena “Vite di Ginius”, l’ultima Produzione di Libero Teatro.
Lo spettacolo, che ha debuttato nel mese di luglio al Campania Teatro Festival con un ottimo successo di pubblico e critica, partecipa a pieno titolo alle “Celebrazioni per il settecentenario della morte di Dante Alighieri” ideate, curate e patrocinate da DiSU Dipartimento di Studi Umanistici dell’UNICAL diretto dal Professore Raffaele Perrelli.
Vite di Ginius, scritto, diretto e interpretato da Max Mazzotta, è il viaggio di purificazione e consapevolezza che l’anima di Ginius, corpo morto giunto al capolinea, intraprende in una dimensione spazio-temporale sconosciuta. Una metafora visionaria in versi e prosa. Il verso con il suo scorrere musicale descrive il soprannaturale accompagnando l’anima nei molteplici stadi dell’essere.
Come il Sommo Poeta, di cui quest’anno ricorre il settecentenario dalla morte, l’anima si ritrova nella barca di Caronte, da qui Ginius percepisce una misteriosa voce che la aiuta ad andare oltre il tempo concepito dai mortali. Costretta a scavare dentro se stessa, l’anima di Ginius deve ricordare l’esperienza di alcune sue vite incarnate: un monito a ricordarci chi siamo stati per riconoscere chi siamo davvero.
«Il ricordo è la fase più dolorosa – spiega Max Mazzotta – perché ogni vita ricordata è come se venisse vissuta in prima persona e allo stesso tempo osservata come fosse una terza persona. Lo spettacolo interseca due dimensioni del racconto e diversi stili linguistici. La dimensione soprannaturale è descritta attraverso i versi: un linguaggio poetico strutturato in canti di versi in rima alternata e canti in terzine dantesche a catena. La seconda parte utilizza un linguaggio in prosa più adatto al racconto di frammenti di vite vissute».
Lo spettacolo interseca diversi linguaggi: oltre quello del corpo, anche la musica e il video aiutano il pubblico a vivere insieme al protagonista tutti i moti e gli stadi dell’ultraterreno.
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