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«Condivido le parole del procuratore Giovanni Melillo, che, rispetto al fenomeno della camorra rileva una rappresentazione dello stesso banalizzante, e che sembra deresponsabilizzare il complesso delle politiche pubbliche che invece sono chiamate a fare da argine». Lo sostiene il senatore Vincenzo Presutto del Movimento 5 Stelle in una nota. “Negli ultimi due anni ho sottolineato più volte la gravità del fenomeno camorristico e la necessità di intervenire a tutti i livelli istituzionali rispetto a quest’ultimo, non soltanto a voce ma con la presentazione di interrogazioni parlamentari, di cui l’ultima, qualche giorno fa indirizzata anche alla ministra Lamorgese a seguito di un atto di gambizzazione nel quartiere di San Giovanni a Teduccio – continua Presutto – alcuni esponenti politici nazionali, conoscono bene le dinamiche della camorra, ed operano per denunciarne il fenomeno che va ben oltre l’ordine pubblico ma si riversa in un problema di ordine sociale».
«Come evidenziato più volte negli ultimi anni, è mancata, invece, una presa di coscienza a livello locale del fenomeno sempre più profondo, articolato e strutturato nel tessuto sociale, nel tentativo di promuovere un’immagine di Napoli «diversa» – conclude – Questo grave fenomeno potrà essere contenuto e risolto solamente con un intervento forte del Governo, una interazione funzionale con il Comune che dovrà riprendersi quel ruolo di primo presidio di legalità dell’intero territorio cittadino, ed un ruolo sempre più determinante affidato al sistema scolastico ».
«Gli inquirenti sono a lavoro per ricostruire la dinamica dell’ultima stesa che si è verificata a Pianura. Un 23enne già noto alle forze dell’ordine è stato fermato. Dalle indagini sembrano traballare i già fragili equilibri tra le famiglie criminali che si contendono il predominio sul territorio cittadino. Potremmo essere alla vigilia di una nuova faida di camorra». Lo ha detto Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale di Europa Verde. “Le cosche, secondo gli inquirenti, si stanno riarmando. Non bisogna lasciargli spazio di mettere in pratica le loro strategie violente, i territori vanno presidiati senza sosta. Lo Stato – conclude – deve imporre la propria presenza e la propria forza, i clan devono avere nessun margine di azione. Procedere con controlli a tappeto e pugno duro per arginare le cosche».
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