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POTENZA – Fondi strutturali Ue, una promozione e una bocciatura per la Basilicata, che si piazza sotto la media nazionale nella spesa dei fondi Fse (42,4% contro il 48,2% a fronte di una media Ue di 57,6%) ma sopra per quanto riguarda il Fesr (65%).
In un dossier pubblicato ieri dal Sole 24 Ore viene analizzata la spesa certificata a Bruxelles con cifre riferite al 31 ottobre 2021 in base alla banca dati della Commissione europea. Il quotidiano confindustriale mette nero su bianco la “diversa velocità” nella messa a terra dei fondi Ue, con eccellenze come il Piemonte (quasi tutto speso l’importo del Fondo sociale: il 96,1%) e soprese come la Puglia, il cui Por – uno dei pochi plurifondo – ha speso a fine ottobre l’81,2% dei 4,4 miliardi di euro a disposizione.
“Non a caso – scrive Giuseppe Chiellino nell’articolo richiamato con evidenza in prima pagina nell’edizione in edicola ieri – la Puglia è stata più volte indicata come un modello, non solo per l’Italia”.
La performance del tacco d’Italia è tanto più significativa se confrontata con quelle, ben più deludenti, delle altre regioni del Sud: tra gli altri programmi di grandi dimensioni, il report pone l’attenzione sul Fesr Campania (4,1 miliardi) fermo al 43,4% con 2,3 miliardi di spesa ancora da certificare. In generale la situazione è da migliorare ovunque, dal momento che 32 miliardi mai spesi vanno utilizzati nei prossimi 26 mesi, e se l’obiettivo non sarà centrato i finanziamenti verranno cancellati per “disimpegno automatico”.
Se dunque c’è da accelerare sul Fondo Sociale Europeo, in relazione al quale la Basilicata è l’ultima regione d’Italia (solo il Fesr Marche riesce a far peggio), grazie al 65% di spesa certificata a Bruxelles del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale la Basilicata riesce a piazzarsi nella parte alta della classifica, superando le percentuali di Emilia Romagna, Provincia autonoma di Bolzano, Sardegna, Lombardia, Sicilia, Veneto, Piemonte, Liguria, Calabria, Abruzzo, Umbria, Campania e Marche.
Poco più di due anni per raggiungere l’obiettivo Fesr colmando quel 35% residuo, e soprattutto allinearsi con le performance di spesa nel Fse, per svestire l’ennesima maglia nera.
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