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POTENZA – Regione e Provincia sono “vittime” del presunto operato dei loro funzionari e della società che gestisce il termovalorizzatore di San Nicola di Melfi. Non pervenuto, invece, il Comune di Potenza.
E’ finita con la costituzione delle parti civili l’udienza di ieri mattina del processo per lo scandalo Arpab-Fenice, con l’appendice sulla gestione della discarica comunale di Pallareta, a Potenza.
Oltre alla Provincia del capoluogo e alla Regione, che alla scorsa udienza non si era presentata e solo per un rinvio imprevisto ha avuto modo di costituirsi ieri mattina, sono stati ammessi il Comune di Lavello e Legambiente. Mentre davanti al gup si erano già costituiti i comuni di Rionero e Melfi, al Wwf, alla Fiom Cgil e al comitato Diritto alla salute di Lavello.
In aula erano presenti diversi dei 16 imputati, tra cui l’ex direttore generale dell’Arpab Vincenzo Sigillito, e l’ex coordinatore provinciale dell’agenzia Bruno Bove.
Tra le accuse per cui il gip Rosa Larocca ha deciso il rinvio a giudizio c’è l’abuso dei contratti di lavoro interinali all’Arpab, «improntato a criteri clientelari».
L’ex direttore generale, Vincenzo Sigillito, deve rispondere assieme all’ex coordinatore provinciale Bruno Bove anche di falso ideologico per aver attestato nelle denunce presentate alle procure di Potenza e Melfi che prima del 2008 non erano mai emersi superamenti delle soglie di contaminazione nella falda sotto Fenice, mentre una perizia fa risalire l’allarme al 2002.
I responsabili della Direzione ambiente della Provincia di Potenza e dell’Ufficio compatibilità ambientale della Regione, Domenico Santoro e Salvatore Lambiase, sono accusati di omissione d’atti d’ufficio per non aver imposto lo stop alle attività dell’inceneritore una volta venuti a conoscenza dell’inquinamento fino a quando non fossero stati verificati i dati rilevati e ripristinata la «condizione di normalità» nella gestione dell’impianto.
Quanto ai vertici di Fenice spa il capo d’imputazione per cui è stato disposto il rinvio a giudizio parla di truffa per aver smalito per anni i rifiuti di Melfi e di diversi comuni del potentino a costo pieno, mentre il trattamento avveniva tutt’altro che a regola d’arte danneggiando in particolare all’ambiente circostante. Con il concorso dei vertici dell’Arpab che avrebbero mascherato i risultati delle analisi chimiche. Più «disastro ambientale» per non aver attivato le procedure di emergenza previste una volta scoperta la presenza di «metalli pesanti e soventi organici clorurati anche cancerogeni» nella falda.
Rispetto al terzo filone dell’inchiesta condotta dai militari del Noe e del Reparto operativo dei carabinieri, che riguarda la gestione della discarica comunale di Potenza, il gup ha accolto le richieste dell’accusa solo per l’ex direttore e l’ex presidente dell’Acta Rocco Robilotta e Domenico Iacobuzio, ex consigliere provinciale del Pd. Più il dirigente dell’ufficio ambiente del Comune di Potenza Giancarlo Grano. Tutti accusati di aver smaltito in maniera non autorizzata il percolato presente sul fondo della discarica di Pallareta senza denunciarne la presenza.
Con la costituzione di parte civile Regione e Provincia all’esito del giudizio potranno chiedere un risarcimento dei danni patiti, anche a livello d’immagine, a causa del comportamento dei loro dipendenti.
L’udienza è stata rinviata al 26 novembre per l’acquisizione della documentazione delle parti.

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