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Nel quadro sempre più allarmante dell’Unione europea travolta dalla quarta ondata pandemica, solo Italia e Spagna destano «bassa preoccupazione». Un riconoscimento dello sforzo sinora compiuto dal nostro Paese nella campagna vaccinale e nel contenimento del Covid che arriva direttamente dalla classifica del rischio epidemiologico stilata dall’Ecdc.

LA CLASSIFICA

Sei gli Stati membri in cui la situazione è considerata «estremamente preoccupante», tutti dell’Europa dell’est: Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Polonia e Slovenia.

Sono 17, invece, quelli in cui l’andamento del contagio è «molto preoccupante»: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Germania, Islanda, Irlanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Romania e Slovacchia.

Preoccupazione moderata, infine, per Finlandia, Francia, Malta, Portogallo e Svezia. Siamo, per una volta, i primi della classe. Lo dimostrano le politiche adottate nei singoli territori. Da noi le attività economiche vanno a pieno regime, le scuole sono state riaperte, le mascherine all’aperto sono state abolite, le previsioni sul Natale sono ottimistiche e permane una parità di trattamento fra vaccinati e non.

AUSTRIA

Diverso da ciò che avviene, ad esempio, in Austria che da lunedì, ha annunciato il cancelliere Alexander Schallenberg, tornerà in lockdown. L’esperimento di limitare le restrizioni alla popolazione che non ha ricevuto neanche una dose (che aveva fatto parlare di modello austriaco) viene messo in stand-by. Verrà ripreso dopo venti giorni di chiusura generalizzata, quando si spera che i dati del contagio saranno migliori di quelli attuali. La misura «avrà conseguenze enormi» ha ammesso Schallenberg, rammaricato perché «nonostante lo sforzo di questi mesi non abbiamo convinto abbastanza gente a farsi vaccinare». E questo perché, ha tuonato, «ci sono troppe forze politiche che fanno campagna contro il vaccino: le conseguenze di questo sono terapie intensive intasate ed enorme sofferenza umana». La conseguenza, oltre al lockdown, sarà l’introduzione dell’obbligo vaccinale per tutti a partire dal 1° febbraio 2022.

GERMANIA, BELGIO, OLANDA

Non è arrivata a tanto (e forse non lo farà) la Germania che ieri ha registrato oltre 53mila nuovi casi e più di 200 morti, ma l’invito alla popolazione a muoversi il meno possibile è comunque partito.

«È un’emergenza nazionale, tutta la Germania è un unico grande focolaio, dobbiamo tirare il freno d’emergenza» ha detto il presidente del Robert Koch Institut, Lothar Wieller, mentre il ministro della Sanità, Jens Spanh ha detto che l’ipotesi di un lockdown generale «non può essere esclusa».

Il governo ha intanto adottato con i lander un primo giro di vite: nelle regioni con più di tre pazienti Covid in ospedale ogni 100mila abitanti, entra in vigore il 2G, che limita l’accesso a ristoranti, teatri e cinema solo a vaccinati e guariti. In Baviera sono stati annullati i tradizionali mercatini di Natale, mentre discoteche e bar dovranno restare chiusi per le prossime tre settimane.

In Belgio – dove martedì scorso i morti sono stati 832 – ritorna l’obbligo di mascherina nei luoghi pubblici e da lunedì prossimo tutti i lavoratori non essenziali dovranno lavorare per almeno quattro giorni a settimana da casa, con una riduzione a tre dal 13 dicembre. Il governo ha adottato le nuove misure, che prevedono la richiesta del Green pass anche per i mercatini di Natale, vista la continua risalita dei casi, arrivata a 10mila casi giornalieri, e un tasso di ricoveri che ha raggiunto i livelli di maggio scorso.

Nei Paesi Bassi, dal 13 novembre, è in vigore un mini lockdown che impone la chiusura dei bar e di altri locali alle 20. E si prepara a un inverno durissimo anche la Svizzera, dove l’incidenza ha raggiunto un livello di 527 casi ogni 100mila abitanti.

PAESI DELL’EST E GRECIA

La situazione peggiore riguarda, però, i Paesi dell’est. Nella vicina Slovenia la curva è ancora in crescita, nonostante le misure restrittive adottate dal governo il 5 novembre, tra cui obbligo del Green pass, limitazione degli orari di apertura di bar e ristoranti e il divieto di assembramento. In Repubblica Ceca e in Slovacchia restrizioni, per ora, solo per le persone non vaccinate.

L’appello ad accedere alla profilassi è suonato forte in Grecia, dove il premier Mitsotakis che ha annunciato le nuove restrizioni, in vigore da lunedì per i soli non vaccinati: gli adulti non potranno più entrare in luoghi pubblici al chiuso, come cinema, teatri, musei e palestre. Inoltre il Green pass per chi ha più di 60 anni sarà valido solo per sette mesi, oltre i quali bisognerà aver fatto la terza dose per averne il rinnovo. Chi non è vaccinato dovrà esibire un tampone negativo per andare a messa. Infine i medici privati verranno precettati per sostenere la sanità pubblica.


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