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COSENZA – Spunta un testimone oculare del terribile omicidio di Giuseppe Iannicelli, della sua compagna Ibtissam Touss e del piccolo Cocò di appena tre anni, tutti freddati con un colpo di pistola e poi lasciati bruciare all’interno dell’auto di Iannicelli.
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Marco Cribari sul Quotidiano di oggi ripercorre la macabra vicenda del 20 gennaio 2014, che arrivò a colpire anche Papa Francesco, scrivendo che la scena sarebbe stata vista da un coltivatore del posto, che il 17 gennaio di quell’anno (quindi tre giorni prima del macabro ritrovamento dei corpi) avrebbe visto giungere un fuoristrada seguito dalla Fiat Punto di Iannicelli e da altre tre autovetture.
Iannicelli sarebbe sceso dal proprio veicolo, imitato dal conducente del fuoristrada che, a bruciapelo, gli avrebbe piazzato due pallottole in testa. Detto ciò, sgommando, le auto avrebbero fatto inversione di marcia per filare via a tutto gas.
Non è chiaro chi – stando al suo racconto – abbia premuto materialmente il grilletto contro il bambino, ma lo stesso testimone individua i killer in alcuni braccianti agricoli della Piana di Sibari. Lavoratori stranieri, ma non di nazionalità albanese. Precisazione doverosa, dato che già dalle prime battute si era paventato il coinvolgimento nella vicenda della malavita albanese, un clan emergente che si stava imponendo in territorio sibarita nel controllo di droga e nel traffico di stupefacenti.
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