Il gasdotto
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L’America lo ha sempre osteggiato, con Trump e anche con Biden, la Polonia pure, i Paesi baltici anche, insieme all’Ucraina. La Germania lo ha voluto, ma ora un’agenzia federale lo ha congelato e il prezzo del gas vola. Ecco cosa significa il gasdotto Nord Stream 2 per l’Europa, dove la Russia esporta il 60-70% delle sue risorse energetiche.
LA VICENDA
Cosa è accaduto? Alla base dello stop c’è la non conformità al diritto tedesco e comunitario degli assetti proprietari e gestionali del consorzio Nord Stream 2 AG, società con sede ufficiale in Svizzera. La legislazione europea, infatti, prevede il cosiddetto unbundling, in base al quale le società che producono, trasportano e distribuiscono gas devono essere entità giuridiche separate.
Per superare l’ostacolo e mettersi in regola, il gruppo russo Gazprom, che controlla il consorzio, ha deciso di creare ad hoc una società sussidiaria in Germania, che gestisce la parte tedesca del gasdotto. Ma la procedura non è ancora stata completata, il trasferimento dei beni e degli addetti è ancora in corso e fino ad allora la Bundesnetzagentur ha deciso di sospendere il proprio via libera.
La questione è tecnica ma anche geopolitica ed ecologica. Con risvolti paradossali per i rifornimenti di gas e l’inquinamento, dopo tutto il gran a parlare che si è fatto al vertice della Cop 26 sulla riduzione dei gas serra. In Germania, con i pessimi risultati dei campi eolici sul mare del Nord a causa del poco vento, quest’anno il combustibile più usato nel mix energetico è il carbone. Esattamente come ai tempi della Ddr, quando la Germania dell’Est dietro al Muro vivacchiava con le miniere. Senza gas la transizione a un’economia più verde e più pulita è quasi impossibile.
Il Nord Stream 2 è stato completato il 6 settembre 2021 ed è un gasdotto che trasporta il gas naturale dai giacimenti russi alla costa tedesca, si estende per 1.230 km sotto il Mar Baltico ed è il più lungo gasdotto del mondo. È stato ideato per potenziare il gas già fornito dalla Russia all’Europa raddoppiando il tracciato del già esistente Nord Stream 1 che corre parallelo al nuovo progetto. L’infrastruttura è costata 11 miliardi di dollari ed è interamente di proprietà della compagnia energetica russa Gazprom, a maggioranza statale. La società possiede anche il 51% del gasdotto originale Nord Stream.
IL VALORE STRATEGICO
Perché per Mosca ha un valore strategico? Prima della costruzione dei due gasdotti Nord Stream, il gas russo passava via terra, attraverso i territori di Ucraina e Bielorussia. Una volta in funzione, Nord Stream 2 consentirà a Mosca di trasportare verso la Germania ulteriori 55 miliardi in metri cubi di gas naturale all’anno.
Il progetto Nord Stream nasce nel 1997, quando la situazione geopolitica di quel periodo già prevedeva che il gasdotto non attraversasse né i Paesi baltici e né Polonia, Bielorussia e Ucraina. Nazioni che vengono così escluse da eventuali diritti di transito e che non possono quindi intervenire sul percorso per sospendere la fornitura di gas all’Europa e mettere sotto pressione negoziale la Russia.
La posa della prima conduttura Nord Stream è stata completata il 4 maggio 2011 e il 6 settembre dello stesso anno è entrato in funzione, inaugurato dall’allora presidente russo Dmitry Medvedev, dal primo ministro francese Francois Fillon e dalla cancelliera Angela Merkel l’8 novembre 2011.
Viene costruita poi una seconda linea del gasdotto Nord Stream che entra in funzione nell’ottobre 2012. E poco dopo si comincia a passare a un ulteriore ampliamento della cubatura di gas da portare in Europa. Nasce così il progetto di Nord Stream 2.
Nonostante i sostenitori del gasdotto, tra cui Germania e Russia, lo vedano come un ottimo affare che fornisce energia più economica e più pulita, Nord Stream 2 ha attirato l’ira di molti oppositori. La sua caratteristica principale, quella che poco piace agli americani, è di bypassare completamente gli Stati baltici, quelli di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria), l’Ucraina e la Bielorussia, diminuendo la quantità di metri cubi di gas da spedire in Europa ma spazzando così via qualsiasi eventuale pretesa da parte di questi Paesi di fare pressione nel tavolo dei negoziati con Mosca.
I TIMORI USA
Negli Stati Uniti sia democratici che repubblicani temono che il gasdotto nel Mar Baltico dia alla Russia un eccessivo potere sulle forniture di gas europee, consegnando di fatto al presidente russo Putin un mercato e un potere geopolitico troppo ampio. Anche Trump, durante il suo mandato, ha tentato senza successo di silurare il progetto, sostenendo che Nord Stream 2 avrebbe reso la Germania «prigioniera della Russia», timori sostanzialmente condivisi anche dal presidente Biden.
GLI SCENARI
Cosa può accadere adesso? Entro fine gennaio dovrebbe arrivare il via libera da parte della autorità tedesche, ma in ogni caso la certificazione del Nord Stream 2 dovrebbe essere poi sottoposta all’approvazione della Commissione europea, che ha due mesi per valutarla.
A quel punto, anche in presenza di un parere positivo, ci saranno quasi sicuramente i ricorsi dei Paesi che si oppongono al gasdotto, in primis la Polonia, che lo ha sempre considerato una minaccia alla sua sicurezza e a quella dell’Unione europea, in quanto aumenterebbe la dipendenza energetica da Mosca. Insomma una grana, e a pagare saranno i consumatori con un aumento dei prezzi.
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