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VIBO VALENTIA – «Un servizio che lascia parecchio a desiderare». La protesta, pacata nel tono quanto dura nella sostanza, arriva da Domenico C., un pensionato ipovedente di Vibo che punta il dito contro la postazione del servizio di prevenzione dell’Asp, al palasport di località Maiata, presso cui vengono effettuati i tamponi Covid.

Racconta di essersi recato lì più volte ma di aver trovato sempre chiuso. Senza che, per altro, vi fosse qualche locandina che informasse sugli orari di apertura. «C’era solo un cellulare al quale telefonare per prenotarsi. Ebbene, l’ho fatto ripetutamente senza mai avere alcuna risposta. O era spento o squillava a vuoto».

Con lui una mattina c’erano i membri di una famiglia giunta da Dinami: «Un viaggio a vuoto visto che anche a loro non è rimasto che tornarsene a casa, imprecando contro l’Asp». Qualcuno tra i conoscenti dell’uomo gli ha fatto notare che ci sono altri mezzi per prenotarsi, ad esempio tramite internet, ma lui giustamente obietta: «E chi non ha dimestichezza con computer e quant’altro, in primis gli anziani, come deve fare? Nessuno ha pensato a loro?».

L’interessato, comunque, ha telefonato alla segreteria del commissario straordinario Maria Bernardi da cui gli è stato ribadito che i tamponi ormai si fanno solo su prenotazione: «Ma in quanto tempo? Io tra pochissimi giorni devo andare all’ospedale di Germaneto per un intervento e fare il tampone mi è indispensabile. Mi toccherà andare a farlo in un laboratorio privato, pagando 70 euro, mentre è un mio diritto averlo gratis».

A quel punto dalla segreteria gli è stato assicurato che entro la giornata sarebbe stato chiamato proprio da quel cellulare dal quale nessuno gli aveva risposto. Risultato? «Sono passati dei giorni ma sto ancora aspettando – conclude amareggiato e comprensibilmente infuriato – Il fatto è che se ne fregano di noi. Un cittadino ha il diritto di avere i servizi, qui invece l’azienda fa acqua da tutte le parti. Ecco perché ho deciso di denunciare pubblicamente l’accaduto e sto meditando se rivolgermi anche alla Procura della Repubblica».

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