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POTENZA – Luciana, il nome è di fantasia, è una diciassettenne a cui deve essere estratto uno dente del giudizio che non ne vuole proprio sapere di spuntare. Il dolore è tanto e il volto è gonfio. Urge l’intervento del dentista. Ha paura, inutile nasconderlo, ma alla fine quel dente viene estratto e magari al suo posto ne viene impiantato un altro. Anche Marco, il nome è sempre di fantasia, ha lo stesso problema. Ma in questo caso la paura è un fattore “secondario” perché Marco è tetraplegico ma anche lui quel dente lo deve levare. E anche a lui si può e si deve impiantare un altro dente. Ed è qua che la situazione tra Luciana e Marco si differenzia. Perché per Luciana basta l’anestesia locale. Per Marco no. Lui ha bisogno proprio di essere sedato in quanto, per la patologia da cui è affetto, è un paziente che in gergo medico è definito “non collaborativo”. E non è questione di volontà. È la sua patologia che glielo impedisce. Ma sia Luciana che Marco hanno lo stesso diritto a potere mostrare lo stesso sorriso. E di pazienti come Luciana e Marco Luigi Bradascio, dentista di professione da più di trentanni, nonché consigliere regionale di maggioranza, ne ha visti tanti. E a seconda dei due casi non solo ha dovuto cambiare il suo approccio ma soprattutto le modalità di intervento. Esperienza che ti segnano e ti “insegnano”. Ecco allora una sorta di patto di sangue tra il dottore Bradascio e quei pazienti disabili o a rischio, definiti “non collaboranti”, per i quali le cure odontoiatriche richiedono approcci completamente diversi da quelli ordinari.
Anche a Marco e a tutti quelli che come Marco sono affetti da patologie come l’autismo piuttosto che la sindrome di Down bisogna «garantire l’assistenza di odontoiatria speciale» spiega Luigi Bradascio che ieri mattina ha illustrato la sua proposta di legge per “L’istituzione del servizio di odontoiatria speciale per disabili e pazienti a rischio”.
E per garantire «questo tipo di assistenza è necessario integrare le norme regionali del 2005 in modo tale da prevedere prestazioni ambulatoriali in narcosi per patologie specifiche».
Le norme si riferiscono quindi a particolari categorie di disabili, residenti in Basilicata, e definiti «a rischio» in relazione alle particolari cure odontoiatriche, che richiedono quindi l’uso di sedativi o della narcosi: si tratta quindi di «pazienti non collaboranti» la cui condizione deve essere certificata da uno specialista in neurologia, neuropsichiatria infantile e psichiatria e che necessitano di anestesia totale o locale.
Lo spirito «è di garantire – ha aggiunto il consigliere regionale – il massimo della qualità tecnica della prestazione, come accade già in altre regioni, per persone che hanno indubbie difficoltà a curarsi in questi casi, ma che hanno il diritto di ricevere la migliore assistenza possibile». Insomma Marco è come Luciana.
Con il testo, già approvato all’unanimità in quarta commissione – commissione presieduta da Bradascio – e che al massimo tra un paio di mesi dovrebbbe essere approvato in consiglio, «si prevedono anche i fondi per permettere questa iniziativa, con un investimento modesto che permette, però, un gesto di grande civiltà, a cui si aggiungono anche ritorni economici poiché un’assistenza di questo tipo non è prevista nelle regioni limitrofe».
Quando questa propsota sarà legge si completerà «un percorso lungo trent’anni, questo il periodo – ha ricordato il consigliere regionale – di attività dell’associazione dei medici volontari “Dalla parte dell’handicap’” che ha voluto offrire a persone, che vivono già in condizioni svantaggiate, la possibilità di avere un percorso di vita migliore per sé e per la propria famiglia per un più giusto inserimento nel contesto sociale». Una proposta di legge “illuminata” che «fa sì che la Basilicata si ponga come una regione ad alta civiltà».
Preziosa l’opera delle associazioni di volontariato, come a esempio “Dopo di noi onlus”, «che contribuiscono a individuare le situazioni critiche, operando con grande spirito di abnegazione. Il loro coinvolgimento è, dunque, finalizzato, all’assistenza dei disabili e dei pazienti a rischio sulla base di apposite intese aziendali».
La proposta di legge, in pratica, definisce le categorie di utenti a cui erogare prestazioni odontoiatriche in regime ambulatoriale in narcosi. A tutela della sicurezza degli utenti è necessario che tali cure in narcosi vengano erogate in ambiente protetto.
«Pertanto, l’attività deve essere svolta presso i presidi ospedalieri per acuti individuati da ciascuna Azienda sanitaria locale nel territorio di competenza».
A oggi queste prestazioni sono garantite solo nell’ospedale “Madonna delle Grazie ” di Matera.
a.giammaria@luedi.it
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