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Gli ospiti della visita guidata al campo di Ferramonti

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TARSIA (CS) – Un week end all’insegna dei ricordi, dei racconti, delle “prospettive future” per il Campo di Concentramento Ferramonti di Tarsia. Un incontro di gente, sguardi curiosi, interessati e poi tanta tanta storia raccontata, ascoltata, e avvicendata con una pace interiore unica.

Quella che rivela, come un luogo pur in apparenza triste, ha potuto esprimere l’inclusione, quella dei deportati di nazionalità, lingua e soprattutto di religione diversa con la gente del posto.

Imponenti gli ospiti arrivati al “Campo di Ferramonti” per conoscere questa mini società che gestiva la vita all’interno del campo in modo istituzionale. A fare gli onori di casa Roberto Ameruso sindaco dell’importante cittadina, emozionato e felice dei pregiatissimi ospiti, accompagnato dal delegato alla cultura Roberto Cannizzaro.

Un incontro che si colloca all’interno del progetto regionale Memory Art arrivato ormai alla terza edizione e curato dalla giornalista Rosellina Arturi e dal direttore artistico Paride Leporace attraverso un cartellone programmatico ricco di concerti, mostre, convegni, manifestazioni, concorsi con artisti di ogni genere e di fama internazionale così per portare a conoscenza di molti un posto che profuma di storia, ricordi indelebili, cultura, di arte.

Il protagonista indiscusso in positivo attraverso eventi che hanno visto coinvolto, studenti, studiosi, gente comune, un programma partito nel 2017 e che si concluderà nel 2021. Presenti a questa visita guidata evento Piera Levi-Montalcini, Alberto Negrin regista, Nadia Mazzon direttore e Francesco Vivacqua, presidente dell’Associazione Cultura & Solidarietà, Maria Cristina Parise Martirano, presidente Comitato Dante Alighieri di Cosenza. Si, Piera, figlia di Gino e nipote del Premio Nobel per la medicina Rita Levi-Montalcini. Laureata in ingegneria elettronica oggi ricopre il ruolo di presidente dell’omonima associazione che rappresenta la sua famiglia e dal 1996 vicepresidente della Fondazione Levi-Montalcini onlus. Impressionanti sono i tratti somatici identici alla geniale zia.

Non conosceva il Campo di Ferramonti di Tarsia e quindi è stata catturata dalla curiosità e attentamente ha seguito l’esposizione dei fatti, abilmente relazionati da Teresina Ciliberti direttrice del Museo Internazionale di Ferramonti di Tarsia che ha raccontato le storie di quei volti di gente come pittori, musicisti, attori, sportivi che attraverso le proprie opere sono diventati un vero e umano strumento educativo di lotta e denuncia verso chi non ha vissuto, in prima persona, la tragedia della deportazione, della shoah e che comunque ha il diritto e il dovere di venire a conoscenza di quanto accaduto in una delle più drammatiche vicende presenti nelle pagine dei libri di storia, un avvenimento che ha raso a zero la dignità degli esseri umani.

Anche Alberto Negrin ha ripercorso la storia del Campo. Lui non è nuovo a queste storie visto che, non solo è nato a Casablanca perché i suoi genitori avevano lasciato l’Italia a causa del fascismo ma soprattutto perché, nei 51 anni di carriera come regista ha diretto “Il segreto del Sahara”, “Io e il duce e Perlasca”, Una questione perbene” storie identitarie di quel periodo con maestria. Nei due giorni trascorsi a Tarsia, il pregiatissimo Francesco Vivacqua, presidente di Cultura&Solidarietà, ha incassato la cittadinanza onoraria affermando l’importanza di far conoscere la storia del Campo di Ferramonti sia a livello nazionale che internazionale per cercare di preservare una memoria condivisa, nel senso più ampio ed inclusivo del suo significato: una memoria legata ai problemi contingenti, all’ambiente, al territorio e al lavoro. E come scriveva Primo Levi «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre».

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Stefano Mandarano

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