Gli eredi di Balla con il Pugno Boccioni
3 minuti per la letturaCOSENZA – Il museo all’aperto di Cosenza rappresenta un’attrazione unica nel suo genere. Sull’isola pedonale di corso Mazzini, tra le 25 opere del Mab si respira la vocazione artistica delle più significative figure dell’intero XX secolo.
La collezione è stata donata dalla famiglia Bilotti che negli anni ha continuato ad arricchire il museo con nuove donazione. Proprio in riferimento a questo ci sono ben 10 opere che devono essere ancora collocate nel museo e che sono state già consegnate al Comune. Sono opere di artisti importanti, sculture che testimoniano valori, tendenze, stili del XX sec. un periodo artistico tra i più fecondi. Le opere non sono state collocate perché mancano i basamenti per poterle esporre all’aperto.
Conosciamo la situazione economica del Comune di Cosenza e l’impossibilità di reperire fondi, «magari – suggerisce il mecenate Roberto Bilotti – si potrebbe chiedere ad aziende private di finanziare l’allestimento delle opere che ancora non sono state esposte nel Mab».
Le opere in attesa di essere mostrate al pubblico sono: 4 opere di Gino Severini (1883-1966), “Fouettè” trittico Danseuse 1962 bronzo, “Relevèe sur pointe” trittico Danseuse 1962 in bronzo, “Attitude” trittico Danseuse 1962 in bronzo, “Arlecchino” in terracotta colorata; un’opera di Mario Sironi (1885-1961) “Donna acefala seduta” in marmo nero marquinia dal gesso tinto nero con lucido da scarpe; un’opera di Michele Zappino (1949) nudo di donna bronzo; un’opera di Giacomo Balla (1871-1958) “Pugno di Boccioni” in ferro zincato verniciato, dal cartone del 1915; 3 opere di Antonietta Raphael Mafai (1895-1975) “toro morente” in marmo nero marquinia, 1937, “uomo in bagno” 1949 in marmo grigio bardiglio, “missione segreta” o “Venere e Cupido” in marmo nero marquinia 1964.
Quest’ultime sono state donate a Bilotti dalla figlia dell’artista, Giulia Mafai che aveva spiegato come fosse importante portare l’arte fuori dai musei. Giulia Mafai (deceduta qualche tempo fa senza aver potuto vedere la definitiva collocazione delle opere di sua madre) era molto contenta che tra queste sculture di grandi artisti ci fosse sua madre le cui opere sono esposte in vari musei italiani (da mercoledi una nuova mostra alla Galleria Nazionale di Roma), entusiasta che anche queste opere potessero «dialogare con il pubblico» nella vita di tutti i giorni.
«Sottratte al chiuso dei musei, queste opere d’arte partecipano alla dimensione quotidiana, testimoni silenziose dei percorsi della vita associata tra strutture commerciali, banche, caffè, nella condivisione dello spazio inclusivo, presenza che sancisce il vincolo tra arte, architettura, ambiente e cittadini» queste le parole di Roberto Bilotti per raccontare le suggestioni suscitate dal Mab.
«Accessibili in ogni ora al pubblico, le sculture, che nello spazio aperto trovano la loro collocazione, – dice ancora il mecenate – sono unite dal filo di un racconto che attraversa la grande storia artistica e culturale». Quello del museo all’aperto di Cosenza è un articolato itinerario tra le avanguardie, dal cubismo di Severini al futurismo di Balla, dalla metafisica di De Chirico al surrealismo di Dalì accanto alla Raphael. Forme, stili diversi, per artisti che nella loro grandezza hanno dato voce ai drammi ma anche ai sogni di riscatto e agli ideali civili del “XX sec” sconvolto da due guerre, dalle ferite sociali della Shoah, dalla crisi e rinascita economica. E che meritano di essere fruibili a tutti.
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