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«NON è accettabile la gogna mediatica» alla quale è stato sottoposto l’arcivescovo di Potenza, Agostino Superbo – dopo essere stato interrogato, come persona informata dei fatti, durante il processo a carico delle due donne delle pulizie della Trinità sul presunto ritrovamento anticipato del corpo di Elisa Claps, nel 2010».

A sostenerlo Carlo Borgomeo, presidente dell’Aiart (Associazione spettatori onlus),  in particolare perché «continua ad essere nel mirino di “Chi l’ha visto?”» che nel corso della puntata mandata in onda mercoledì scorso ha nel suo servizio «fatto passare il vescovo come persona imputata». All’Aiart, dopo la messa in onda del servizio sono giunte decine di mail di protesta «perché il vescovo – ha aggiunto Borgomeo –  è stato in sostanza presentato come già colpevole di qualcosa». La giustizia «deve fare il suo percorso punendo tutti gli eventuali responsabili  ma dalla Rai non si possono lanciare condanne preventive. La gogna mediatica non è accettabile».

Intanto a Potenza c’è chi ha visto, in concomitanza con la testimonianza in Tribunale del vescovo, una troupe di “Chi l’ha visto?” nei pressi della Trinità. Trinità che stando a quanto raccontato da lcuni cittadini sarebbe stata ripresa dall’alto con l’ausilio di uno drone forse in vista di un servizio che potrebbe andare in onda già domani sera su Rai tre.

La gogna mediatica nei confronti di Superbo ha preso il via da una frase – «Non ho mai avuto notizia del ritrovamento prima del 17 marzo e sfido chiunque a dimostrare il contrario» – pronunciata dall’alto prelato nel corso delle tre ore e mezza della sua testimonianza.

Una frase che ha irritato Filomena Iemma, mamma di Elisa, che ad alta voce gli ha urlato: «E allora sfida me».

E dopo l’attacco in aula la mammadi Elisa, all’uscita dall’aula, con le telecamere che riprendevano tutto, non solo ha applaudito in segno di scherno il vescovo ma ha anche aggiunto che: «La città di Potenza dovrebbe vergognarsi di  avere un vescovo così. Si porterà il segreto nella tomba come ha fatto don Mimì Sabia» il parroco della Trinità, morto nel 2008. 

Già il 25 aprile del  2012 dopo le diverse proteste di sacerdoti, associazioni laicali e movimenti ecclesiali dell’arcidiocesi di Potenza,  l’Aiart aveva espresso «indignazione» per le calunnie nei confronti di Superbo. Nel mirino sempre la    trasmissione “Chi l’ha visto?”. Nella puntata del 18 aprile di quell’anno la madre di Elisa  oltre al caso della figlia parlò  di  presunti casi di pedofilia di cui Superbo sarebbe stato a conoscenza. «Abbiamo ricevuto  –  disse sempre Luca Borgomeo –  centinaia di telefonate di protesta da nostri iscritti sulla trasmissione. Condividiamo l’indignazione di molti telespettatori per le calunnie, le insinuazioni diffamatorie rivolte all’arcivescovo di Potenza, e, più in generale alla comunità ecclesiale del capoluogo lucano».

Il servizio pubblico  «non può – concluse –  con tanta leggerezza e irresponsabilità abdicare alla sua principale funzione di informare correttamente, rispettando la basilare esigenza di mettere a confronto opinioni diverse».

al.g.

a.giammaria@luedi.it

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