Il governatore Bardi
2 minuti per la letturaPOTENZA – Ha provocato non poca irritazione ai vertici della Regione l’ultimo caso scoperchiato dal Quotidiano del Sud sui due nuovi direttori di dipartimento “istituiti” al Crob di Rionero (LEGGI), per permettere ai vecchi direttori sanitario e amministrativo, Antonio Colasurdo e Gianvito Amendola, di affiancare i loro successori, entrati in servizio non più tardi di 4 mesi fa. Rispettivamente, il salernitano Luigi Mandia, già direttore sanitario dell’ospedale di Polla, e Giovannino Rossi di Sora, in provincia di Frosinone.
Da via Verrastro, per il momento, regge la consegna del silenzio ma non è difficile scorgere l’imbarazzo per quella viene definita un’iniziativa assunta dai vertici dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico senza alcuna preventiva condivisione. Sia nel merito, che per quel richiamo all’«etica ed estetica pubblica» che il governatore Vito Bardi aveva fatto non più tardi di due settimane fa in Consiglio regionale.
Parlando del comportamento richiesto a dirigenti ed esponenti politici della sua amministrazione. Tanto più che il profilo dei due nuovi super-direttori individuati e che ora guadagnano quanto lo stesso direttore generale, entrambi storici dirigenti del Crob, viene considerato ben lontano da quel cambiamento che l’amministrazione Bardi avrebbe voluto incarnare.
I due nuovi capi dipartimento del Crob, infatti, rappresentano un unicum rispetto alle altre aziende sanitarie lucane. Dove i direttori amministrativo e sanitario guidano direttamente i relativi dipartimenti senza figure intermedie ad alleggerire le loro responsabilità. Cosa che peraltro avveniva anche a Rionero fino a quando erano in carica, ma con uno stipendio di 99mila euro contro i 120mila attuali, gli stessi Colasurdo e Amendola.
Nelle delibere di conferimento degli incarichi, datate 8 settembre, si cita un regolamento interno approvato il giorno prima, che prevede un direttore per ogni dipartimento, ma anche l’atto aziendale, che dovrebbe essere una norma di rango superiore rispetto al regolamento, e pare dire tutt’altro.
Rispetto alla figura del direttore amministrativo, ad esempio, l’atto aziendale dice esplicitamente che spetta a lui dirigere: «i servizi amministrativi», e coordinarli «ai fini dell’integrazione degli stessi e dell’uniformità dei processi di gestione delle procedure». Ed «é responsabile delle attività e degli obiettivi inerenti alle predette strutture amministrative». Senza menzionare figure intermedie di alcun tipo. Tant’è vero che in caso di assenza è previsto che venga sostituito, così come il direttore sanitario, da un dirigente “semplice”, non da un inesistente direttore di dipartimento.
Una situazione estremamente scivolosa che nelle prossime settimane rischia di finire al vaglio anche della Corte dei conti.
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