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REGGIO CALABRIA – «Non ho mai fatto affari con nessuno perché non ne sono capace. L’ultima volta che ho comprato una casa ho fatto un casino. E poi vado a fare affari con loro ..». Lo dice Claudio Scajola nell’interrogatorio – che era stato secretato – con i pm. L’audio è stato depositato al Tribunale del riesame di Reggio Calabria.
GLI INCONTRI SPEZIALI-DELL’UTRI – Le dichiarazioni dell’ex ministro tirano in ballo l’imprenditore catanzarese Vincenzo Speziali (LEGGI IL PROFILO), ex consigliere comunale di Catanzro e nipote dell’omonimo ex senatore del Pdl.
Speziali, secondo quanto riferito da Scajola, contattò la sua segretaria per invitarlo ai lavori dell’internazionale democristiana, che si sarebbero svolti a Beirut. «Da quella data – dice Scajola – avevamo avuto una serie di incontri in cui mi spiegò di vivere a Beirut, di essere sposato con una parente di Gemayel». Secondo l’ex ministro, Vincenzo jr aveva ambizione di diventare deputato. «Speziali mi disse che aveva incontrato diverse volte Dell’Utri. Io ho sempre arguito che lui (Speziali, ndr) per la sua candidatura dovesse cercare gli sponsor che poteva quindi anche Dell’Utri poteva essere utile. Forse dopo il casino di Dell’Utri, lui dice è tantissimo tempo che non lo vedevo».
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FOTO: GLI INCONTRI DI SCAJOLA CON SPEZIALI E E CHIARA RIZZO
Scajola ha pure ricordato che Vincenzo Speziali in occasione di un viaggio a Roma dell’ex presidente libanese Amin Gemayel, «mi chiede se gli combinavo un incontro con Berlusconi» che «allora mi rispondeva e gli dico allora arriva questo qua. Allora Gemayel poteva avere ruolo importante di accreditamento» di Forza Italia nel Ppe «e di difesa in sede internazionale di Fi. Gemayel va da Berlusconi con me e Speziali. Il mio rapporto con Gemayel è quello».
Più di recente, Speziali sarebbe tornato a contattare Scajola: «Vincenzo mi chiama e mi dice, è recente, senti c’è Gemayel a Roma, possiamo combinare in pranzo insieme? Venire a Roma da quando non sono parlamentare mi dà fastidio e francamente non mi interessava. Per cui non sono venuto e Gemayel non l’ho più visto. Questo per spiegare il rapporto mio con Gemayel. Io non ho più visto lui da nessuna parte». E, aggiunge Scajola, mai ci fu occasione di parlargli del caso di Matacena, tanto che Chiara Rizzo si sarebbe lamentata di questo con l’ex ministro.
Speziali, che vive in Libano, secondo l’accusa, si sarebbe mosso per far spostare Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova, a Beirut e fargli avere l’asilo politico per sottrarlo all’estradizione.
LA PREOCCUPAZIONE PER CHIARA – «La mia preoccupazione – spiega Scajola – era sempre quella la grandissima difficoltà economica che mi pareva di arguire» avesse Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena, a Dubai senza passaporto dopo la condanna a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
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FOTO: LADY MATACENA DALLE COPERTINE ALLE MANETTE
Alla domande dei pm se dal punto di vista economico ci fosse qualcosa altro che lo legasse ai coniugi Matacena, Scajola ha risposto «non ho mai fatto affari con nessuno».
Negli atti depositati al tribunale della Libertà, invece, il pm aveva evidenziato i rapporti di affari tra i coniugi Matacena e lo stesso Scajola (LEGGI), ricostruendo una serie di società e gli interessi per investimenti nel settore energetico.
Scajola ha anche precisato che rispetto alla telefonata in cui diceva a Chiara Rizzo di fare una scelta, «n questa telefonata io fui molto duro nel dirle quale era secondo me la via che avrebbe dovuto scegliere e cioè il marito sarebbe dovuto venire qua. Avrebbe sofferto ma comunque il marito latitante è peggio che in prigione».
I SOLDI DELLA MAMMA DI MATACENA – Scajola parla anche di una somma di denaro, pari a circa 600.000 dollari, che la madre di Amedeo Matacena aveva intenzione di investire nel Principato di Monaco, Claudio Scajola nell’interrogatorio con i pm antimafia che lo accusano. L’ex ministro dice di aver appreso in occasione di un incontro a Montecarlo con Chiara Rizzo che la suocera aveva previsto di investire soldi nel Principato, chiedendo quali dificoltà ci fossero nel far rientrare la sonna a Montecarlo. Scajola racconta di averne parlato con il direttore di una filiale di banca di Imperia.
Quest’ultimo dapprima disse a Scajola di far presentare la donna a San Remo per aprire un conto corrente, ma «dopo qualche giorno – racconta Scajola nell’interrogatorio coi pm – venne da me ad Imperia per dirmi che c’era il rischio che la movimentazione bancaria divenisse oggetto di attenzione sulla base della normativa antiriciclaggio poichè il marito risultava latitante. E’ questo il motivo – prosegue Scajola – per cui pensai che l’operazione bancaria potesse effettuarsi nel Principato di Monaco tramite il Credito Monegasco da dove la somma proveniva».
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