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COSENZA – Padre Fedele Bisceglia, condannato per violenza sessuale nei confronti di una suora (LEGGI) anche se di questo reato si è sempre dichiarato innocente, ha deciso di scrivere al vescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari, per chiedere al pastore della sua diocesi di essere autorizzato a poter dire messa. «Sono il più povero dei sacerdoti della tua diocesi – scrive padre Fedele – Non possiedo nulla. Sono gioioso e abbraccio ogni giorno la Croce. Una sola cosa mi manca: l’esercizio del mio ministero sacerdotale. Solo tu puoi ridarmi questa gioia». Lo stesso padre Fedele ricorda come sia «stato sospeso a divinis» ma aggiunge «senza un processo canonico da me invocato a te e alle Congregazioni del clero e della vita consacrata. Perché questo accanimento contro un innocente?». 

Nella sua missiva padre Fedele chiede all’arcivescovo una «soluzione rapida di questo annoso scandalo. Sono disposto a tutto. Voglio solo la dichiarazione della mia innocenza». Anche se se ne è appresa l’esistenza solo ora, in realtà la lettera è stata scritta da padre fedele all’inizio di maggio poco prima della sua partenza per l’Africa, dove è andato con un biglietto pagatogli da un vescovo calabrese. La decisione di renderla pubblica solo oggi nasce dalla duplice considerazione che la curia «non risponde e non agisce come è suo dovere», spiega in una nota il frate, che poi aggiunge che «è trascorso molto tempo, oltre otto anni, che egli non interviene presso la suora che ha mentito suscitando scandalo, sofferenze e quanto altro nel popolo di Dio». 
In conclusione, dunque, l’ex frate invoca a gran voce di poter tornare a dire messa: «La Chiesa – conclude padre Fedele – mi ha condannato senza un processo canonico. Questo è il vero scandalo. E tu sai benissimo che io sono innocente. Non spronarmi, con il tuo silenzio, ad azioni eclatanti».
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