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Mezzi in azione alla discarica Martucci

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Anna Grazia Maraschio lo dice con stile pacato e precisione. «Il mio compito – spiega l’assessora regionale con delega all’Ambiente – era quello di assolvere all’obbligo della Regione di dotarsi di un Piano per i rifiuti urbani, che la Giunta ha varato. Ora i consiglieri possono e devono fare la loro parte, a me non rimane altro che un richiamo alla responsabilità e al considerare il nostro un piano innovativo». Lo sottolinea il giorno nel quale una parte dei consiglieri regionali a sostegno della maggioranza si è schierata contro l’ipotesi di riapertura delle vasche A e B del secondo lotto della discarica di contrada Martucci a Conversano. Una maggioranza quindi divisa sull’ipotesi contenuta nel piano varato lo scorso 19 ottobre che vede l’opposizione decisa e a oltranza dei comuni interessati attraverso i propri sindaci, Conversano e Mola di Bari su tutti.

«Siamo al fianco dei territori – hanno riportato in una nota i consiglieri del M5S Grazia Di Bari, Cristian Casili e Marco Galante-, che stanno dando battaglia per dire no alla riapertura della discarica. Continueremo a fare il possibile per informare le comunità e auspichiamo la realizzazione della rete piezometrica di monitoraggio della discarica per valutare eventuali ricadute sulla falda. Il 23 novembre saranno disponibili gli esiti delle indagini geoelettriche, i cui esiti preliminari avevano fatto rilevare percolato nell’alveo della discarica, che saranno presentati alla commissione ambiente e costituiranno un elemento fondamentale per capire i prossimi passi da fare». Risultati delle analisi attesi anche dai sindaci del territorio sul percolato e le falde de terreni adiacenti ai lotti tuttora sotto sequestro dopo l’inchiesta partita nel 2013.

Secondo il Piano varato dalla Giunta fino al 2026 quelle due vasche serviranno a chiudere il ciclo dei rifiuti per i 41 comuni dell’area della Città metropolitana di Bari, ricevendo la frazione secca, e trattata, dei solidi urbani. Alla Regione preme chiudere la partita, che prevede anche l’utilizzo di altre discariche in altre province, in attesa di raggiungere il 65 per cento di differenziata e dell’attuazione del programma, definito ambizioso, di riduzione di produzione dei rifiuti stessi. Il tutto per evitare il blocco all’accesso dei fondi europei, dettato dalla linea del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, e le eventuali sanzioni Ue.

La discarica Martucci si trova in un’area di oltre 20 ettari. Di proprietà della Lombardi Ecologia, finita sotto inchiesta, e amministrata dalla Progetto bacino Bari 5, nel 2013 fu sequestrata e chiusa dalla procura. All’interno c’è un impianto di trattamento rifiuti ancora in attività. Le prime indagini partirono grazie alla coraggiosa denuncia di Domenico Lestingi, ex caposquadra impiegato nella discarica, che raccontò ciò cui assisteva: sversamenti di rifiuti di ogni genere che procurarono malori tra i dipendenti e finirono per far fuoriuscire il percolato dalle vasche dei lotti tuttora sequestrati.

«È evidente che possono esserci delle sensibilità diverse – spiega ancora Maraschio -, e che siano discusse come accaduto nella V commissione e in Consiglio. Nel Piano ci sono due opzioni, non c’è solo il potenziale utilizzo delle due vasche della Martucci che, comunque, ci tengo a precisare, sarebbe subordinato alla messa in sicurezza degli altri due lotti con spese a carico della Regione. C’è la possibilità alternativa per i sindaci del territorio di trovare un sito differente utile alla chiusura del ciclo dei rifiuti. Ma questo deve avvenire attraverso loro, è la legge che lo dice». Maraschio sottolinea anche che i rifiuti da conferire non sono più come quelli sversati 30 anni fa ma pretrattati e che la Martucci, come tutte le altre discariche della regione, sarà comunque chiusa completamente nel 2026.

«È stato individuato il criterio di prossimità – spiega ancora l’assessora – in base ai bisogni dei territori delle comunità, per l’attivazione dei vari impianti. La gestione è rimessa ai comuni attraverso l’Ager, al mio assessorato spetta solo la pianificazione. Abbiamo previsto il fabbisogno prefigurandoci degli scenari, per questo il Piano serve a cambiare le modalità di gestione e produzione di rifiuti. Uno dei pilastri è quello di produrne meno, obiettivo che riusciremo a fare solo con la collaborazione di tutti i cittadini e le imprese. Servono formazione e informazione, per una maggiore e migliore qualità della raccolta differenziata. Così – conclude – si arriverà alla chiusura definitiva delle discariche».

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