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Una nuova generazione di imprenditori fiduciosi nel futuro. Sebbene in larga parte concordi nell’affermare che il periodo attuale non è favorevole per chi vuole lanciarsi in un nuovo progetto imprenditoriale, quasi 7 imprenditori su 10 aprirebbero oggi una nuova azienda. È uno dei risultati più eclatanti emersi dall’Osservatorio Nuove Generazioni – su un campione di un migliaio di giovani imprenditori e imprenditrici, e aspiranti tali, in tutta Italia, di età fra i 20 e i 42 anni – realizzato da Confcommercio Giovani e OneDay Group con il sostegno di Facebook Italia.
I dati si riferiscono alla prima delle quattro ricerche previste dall’Osservatorio, nel periodo che va da ottobre 2021 a dicembre 2022, ognuna delle quali destinata ad approfondire un tema legato all’imprenditoria giovanile. Dalla prima ricerca, centrata sull’autoimprenditorialità e l’accesso al mercato delle imprese, è spiccato che un aspirante imprenditore su due (50%) – giovani, uomini e donne – sceglierebbe il Terziario per dare vita alla propria azienda. A dispetto della pandemia, un buon 10% si lancerebbe nel turismo.
Interessantissimo è il risultato sulle motivazioni degli aspiranti, che in una gamma di opzioni con un massimo di tre scelte, per oltre il 50% rispondono “per poter unire il lavoro alla passione personale”; per oltre il 40% per decidere “in prima persona il mio futuro” o “mettermi in gioco” o “gestire il tempo di vita e lavoro”. L’ottimismo sul futuro non serpeggia tuttavia indistintamente fra i giovani capitani d’azienda. Tra gli aspiranti, il 56% non si butterebbe adesso in un’attività imprenditoriale.
Burocrazia e tasse, gli ostacoli più importanti Burocrazia, troppe tasse e scarso capitale sono gli ostacoli che intervengono nella realizzazione del progetto imprenditoriale, avvertiti con intensità differenti fra gli “aspiranti” e quelli che l’azienda ce l’hanno già. La burocrazia, barriera per il 50% degli aspiranti, lo è effettivamente per il 60% degli imprenditori. Idem per le “troppe tasse”, impedimento per poco più del 40% degli aspiranti, contro il 50% circa degli imprenditori. Per un giovane su due (50%) occorre avere leadership. Il 44% ritiene una soft skill fondamentale la capacità organizzativa, il 35% la creatività.
Quanto alle competenze, per il 48% degli intervistati sono necessarie per gli aspetti finanziari, per un altro 36% servono nell’organizzazione aziendale, per il restante 28% nella gestione del personale. Il timore di non detenere le competenze adeguate – gestionali, legali, finanziarie – è più diffuso fra i giovani “aspiranti”, con il 50% circa di questo sottogruppo attanagliato dal dubbio. Dubbio che fra gli imprenditori già attivi tocca meno di uno su tre (circa il 30%).
“Chi tenta l’impresa di fare impresa – osserva Andrea Colzani, presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio – è più concreto, meno spaventato dagli ostacoli che lo aspettano e ha più fiducia nel futuro”, dando così il messaggio “che valga la pena diventare Giovani Imprenditori”.
Ben un imprenditore su tre lamenta la difficoltà a reperire collaboratori e competenze tecniche. E quasi uno su due (il 42%) ritiene che il networking e gli eventi per conoscere possibili collaboratori siano stati una risorsa fondamentale all’inizio della storia imprenditoriale. Quattro imprenditori su dieci agli esordi si sono affidati ai servizi offerti dalle associazioni di categoria, ottenendo supporto su svariate competenze. Infine, per il 56% dei giovani, con il proprio team bisogna essere flessibili e orientati ai risultati. Flessibilità e garanzia di un buon equilibrio lavoro-vita privata ai propri collaboratori sono le priorità da assicurare.
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