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GORGOGLIONE – Non erano una famiglia ma era come se lo fossero con l’arrivo del bambino. Soltanto le terre erano rimaste a dividerli, e lui li avrebbe aspettati proprio lì, sul confine, lungo una strada di servitù che attraversa la sua proprietà. Si sarebbe nascosto dietro un cespuglio di ginestre in fiore. E appena hanno oltrepassato sarebbe saltato fuori e li avrebbe uccisi entrambi: colpevoli per averlo picchiato qualche ora prima, per po’ d’erba per i conigli.

E’ accusato di omicidio plurimo aggravato e porto d’arma illegale Antonio Saponara, 43enne di Cirigliano, impiegato stagionale come capo cantiere per la riforestazione e appassionato di caccia al cinghiale. 

Ad inchiodarlo alla morte del fratello della sua convinvente, Giovanni Lauria (34) e del nipote Giuseppe Derose (27) sono stati i carabinieri della compagnia di Pisticci che lo hanno scovato 20 minuti dopo l’allarme in un casolare di campagna di proprietà della madre.

Con sè aveva ancora un fucile calibro 12, lo stesso utilizzato per l’agguato, che unito al fatto di trovarsi in linea d’aria a meno di 300 metri dalla scena del delitto ha portato i militari ha disporre il suo arresto in flagranza.

Tutto è avvenuto verso le 7.50 di ieri mattina mentre Lauria e Derose con il loro pickup stavano andando come ogni giorno nel podere di famiglia tra contrada “Cersito” di Cirigliano e il Bosco “Laurea” di Stigliano, per liberare il bestiame.

Saponara li aspettava dietro un cespuglio di ginestre proprio sul confine della sua proprietà che è attraversata da una servitù di passaggio necessaria per accedere ai terreni confinanti dei Lauria. Negli anni questa vicinanza aveva scatenato infinite questioni, legate soprattutto alle “invasioni” del bestiame, sgradite a Saponara che avrebbe voluto conservare il pascolo per i suoi cavalli. Questioni che non erano terminate dppo l’unione con una delle figlie dei vicini, sorella di Giovanni, con cui Saponara convive da 3 anni, e nemmeno con la nascita del loro primo bambino. Tant’è che di recente i Lauria si sarebbero presi carico di recintare i terreni del vicino – quasi parente con un filo elettrico giallo, lungo tutto il perimetro, per evitare che le vacche sconfinassero ancora. Lo stesso filo che si vede nelle foto del pick up crivellato di colpi.

Al contrario, certe tensioni maturate in ambito domestico, che talora sarebbero sfociate anche in liti violente, avrebbero acuito i contrasti tra le vittime e il loro presunto assassino. Fino a mercoledì sera, quando da un gesto insignificante si sarebbe passati alle mani.

Giuseppe Derose e Giovanni Lauria trascorrevano gran parte del loro tempo assieme e Saponara avrebbe fronteggiato entrambi dopo essersi accorto che il primo con un falcetto aveva tagliato dell’erba lungo il ciglio della strada. Ideale per conigli come quelli che il 27enne stava crescendo. Solo che secondo il suo “quasi zio” quella zolla di terreno da cui la stava prendendo apparteneva a lui. Alle parole sarebbe seguito uno schiaffo, quindi la zuffa in cui lo zio e il nipote avrebbero avuto la meglio del vicino, scatenando il delirio omicida.

Saponara sarebbe tornato a casa e per una notte intera avrebbe meditato il da farsi. Poi sarebbe andato ad aspettare le sue vittime armato di tutto punto e non appena hanno attraversato il filo giallo è uscito dalle ginestre in fiore, gialle anche loro, e ha fatto fuoco. Quattro volte. Colpendoli al volto e al torace, di fronte al fratello minore di Giovanni, Francesco, che era seduto sul sedile posteriore. Forse lo ha graziato, forse aveva solo finito le cartucce.

La macchina si è spenta ma è rimasta lì, con la marcia inserita a tenerla ferma e il quadro elettrico acceso.

«Che cosa devo dire? Mio fratello è stato aggredito». Sono state le uniche parole che ha pronunciato la sorella di Saponara all’uscita della caserma dei carabinieri di Gorgoglione. Mentre la compagna del fratello veniva sentita come testimone, e il figlio avuto col primo marito l’aspettava fuori assieme ai cugini, Francesco e Luigi Lauria. Famiglie ancora distinte, ma colpite in maniera diversa dalla stessa tragedia.  

l.amato@luedi.it

 

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