X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

La mozione era stata presentata il 18 marzo scorso, sollecitata il 28 maggio. Finalmente verrà discussa il prossimo 17 giugno in consiglio regionale (la convocazione era prevista ieri, ma impegni del presidente Pittella l’hanno rinviata a martedì prossimo, ndr.). Gianni Perrino, consigliere del Movimento  Cinque Stelle nella sua mozione indica una serie di strumenti da adottare per evitare che,  a cinque mesi dal tragico crollo di vico Piave, i cittadini rimasti senza casa possano finalmente contare su un sostegno economico.

La mozione prende le mosse da una serie di emendamenti che erano stati presentati alla Legge di stabilità regionale del 2014. Cinque stelle aveva proposto che «Non meno di un milione di euro venisse destinato al finanziamento di interventi finalizzati ad assicurare il diritto alla casa in situazioni di emergenza abitativa, la sistemazione di singoli o famiglie a seguito di pubbliche calamità, la sistemazione di singoli o famiglie colpite da provvedimenti esecutivi di rilascio  dell’alloggio per pubblica utilità». Un altro milione di euro che si aggiunge all’altro, proverrebbe dal finanziamento di interventi per la disabilità (in particolare con l’eliminazione delle barriere architettoniche).

In tutto 2 milioni che potrebbero essere individuati riducendo le indennità dei consiglieri da 6600 euro a 5000 lordi all’anno, riducendo del 10% il trattamento economico complessivo dei dirigenti regionali e rimodulando l’addizionale Irpef regionale che includerebbe anche i redditi imponibili tra i 40 e i 55 mila euro, escludendo nuclei con figli a carico.

«Ci sono abitanti di alcuni civici – spiega Gianni Perrino – che ad oggi non conoscono ancora quali sono gli interventi necessari per poter ottenere di nuovo l’abitabilità e nel frattempo sono costretti ad affrontare disagi e problemi soprattutto perchè le loro vite da quel giorno sono state stravolte».

La “mozione vico Piave” prevede di istituire «Due appositi fondi, “Contributi per canoni di locazione” e “Contributo per la ricostruzione”  da destinare a nuclei familiari e alle persone colpite  da situazioni di emergenza abitativa sui quali, oltre ai fondi regionali, sia possibile anche per i consiglieri, gli assessori, i semplici cittadini e le imprese  versare un contributo volontario.

In cinque mesi la situazione per le 9 famiglie che dall’11 giugno sono rimaste senza un tetto, è sempre più difficile così come lo era  quando erano stati ospitati in alcune strutture . «Le sistemazioni e le soluzioni abitative provvisorie – spiega ancora Perrino – offerte agli sfollati non consentivano ai   nuclei familiari, soprattutto quelli con minori in età scolare (attese le rigide regole organizzative interne alle strutture per i pasti e l’eventuale rientro serale), di poter riprendere la normale quotidianità di vita e lavoro».

Nella mozione presentata a marzo, ma non esistono elementi per pensare che oggi la situazione sia mutata, Perrino scriveva fra l’altro che a Matera non risulterebbero appartamenti disponibili a quote di riserva «Nonostante quanto previsto dalle leggere regionale 24/2007 che prevede si possa riservare una quota non superiore al 20% degli alloggi di edilizia popolare per l’emergenza abitativa».

a.ciervo@luedi.it

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE