Il teatro Petruzzelli
3 minuti per la letturaNel Politeama Petruzzelli il primo artista ad entrare fu, il 27 dicembre 1902, il ballerino Edoardo Fazio, “venuto appositamente da Napoli”, per condurre le promenades della quadriglia, e le figure di contraddanze, valzer, polka e galop per signore e signori del Circolo Unione che quel giorno si inaugurava.
Il 14 febbraio 2003 inaugurazione del Teatro con “Ugonotti” di Meyerbeer. Inizia la lirica. Ma durò poco …..
Infatti, accanto agli strilli delle soprano, si udirono i muggiti di un toro come Tiberios, un circense esperto “nella lotta con un toro di 3 quintali” o i latrati dei cani ammaestrati inseriti nel “varietè” di Maldacea, il comico che, prima di Totò, inventò la “macchietta” napoletana.
La storia degli spettacoli del Petruzzelli è una contraddizione infinita e non va mitizzata! Il Teatro è – sì! – uno straordinario simbolo di Bari ma non per gli spettacoli rappresentati in 88 anni fino all’incendio ma per la follia creativa dei suoi ideatori: i fratelli Petruzzelli ed il cognato Messeni, che piazzarono quel Teatro in una ancora minuscola città, quasi sugli scogli puntuti, quasi sul mare a dritta di maestrale.
Certo grandi personaggi ne salirono le scene. Per la prosa vi furono i sommi Guido Salvini ed Ermete Novelli. E l’impresario Antonio Quaranta vi realizzò, nel 1909, la “Compagnia d’arte drammatica Città di Bari”, il primo Teatro Stabile nel Mezzogiorno!
Molti divi della rivista al Petruzzelli: da Anna Fougez, Nino Taranto con Titina De Filippo nel 1940, che si era allontanata dai fratelli, a Fanfulla, il capostipite dell’avanspettacolo. E Dapporto, Walter Chiari, Bramieri con Milva, Domenico Modugno nel 1963, Aldo Fabrizi con la Vanoni nel 1964 in “Rugantino”.
Ancora prosa: Anna Magnani (1966), con Osvaldo Ruggieri (il suo ultimo amore) ne “La Lupa” di Verga. Non fu un successo: teatro semivuoto e non adatto alla parola della prosa. Prosa che tornò nel decennio 1980 – 1990, quando la gestione di Ferdinando Pinto con i collaboratori artistici Guido Pagliaro, Giandomenico Vaccari, Piefranco Moliterni seppero inserire il Petruzzelli nel fenomeno di quegli anni: la globalizzazione dello spettacolo.
I teatri erano punti vendita, centri commerciali e lo spettacolo venduto, nel pianeta, come prodotto, insieme divistico e culturale, con forti investimenti pubblici o esentasse come negli USA. Si programmavano tour (le vecchie tournée), da New York a Londra. Ma ora anche in Italia e – perché no? – a Bari. Ecco Frank Sinatra (seppure tristemente vecchio), Liza Minelli e Nureyev che inaugura il 6 dicembre 1980. E da allora altri ballerini (Roland Petit, Margot Fonteyn) e coreografi (Maurice Bejart, Carolin Carlson). Il teatro di prosa si prende la sua rivincita (grazie alle tecnologie di diffusione della voce) con attori come Carmelo Bene, Eduardo registi come Strehler.
E il Petruzzelli diventa Teatro- Casa privilegiato per la Post Avanguardia teatrale, allora in auge come stimolante per una esangue drammaturgia italiana, e per una nuova forma espressiva: il “Teatro Danza”, invenzione del “mercato” alla ricerca di novità. Ecco la serie de “L’Altra Scena” con Jean Fabre, gruppo “Falso Movimento” con Mario Martone, il regista R. Foreman, Kantor, il teorico e regista polacco, Eugenio Barba, il grande teorico del teatro povero.
La mitica stagione (altro che il danceur Fazio al Circolo Unione!) alimentò la favola che resta.
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