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POTENZA – Tutto è avvenuto alla luce del sole. Due uomini su una motocicletta di grossa cilindrata con i caschi integrali calati sulla testa. Nove colpi di pistola contro due delle auto parcheggiate nel piazzale della ditta di un imprenditore originario di Lavello, ma residente nella zona industriale di San Nicola di Melfi. La stessa identica dinamica di quanto accaduto meno un mese fa, quando il muro perimetrale di un’impresa ortofrutticola di Lavello è stato bersagliato una quindicina di volte.

E’ caccia aperta ai due pistoleri entrati in azione sabato mattina. Da tre giorni i carabinieri della compagnia di Melfi stanno cercando di rintracciare chi ha preso di mira la Sg Trading spa, una ditta di commercio e distribuzione di elettronica.

Al vaglio degli investigatori c’è anche l’ipotesi che si tratti delle stesse persone che avevano sparato a Lavello a metà aprile. Sia perché in entrambi i casi i testimoni hanno raccontato di due uomici a cavallo di una moto con i caschi sulla testa, sia per l’arma che per il comune denominatore geografico delle vittime. Ma di qui a dire che si tratti di soggetti del posto ce ne passa eccome, vista la vicinanza col confine, su cui si svolgono ogni giorno traffici di ogni tipo, leciti e non.

Nel melfese erano diversi anni che non si registravano episodi di questo tipo. Intimidazioni, con ogni probabilità. Al di là del dato dei danni provocati alle auto o al muro dell’azienda di Lavello. E’ chiaro comunque che non si tratta di sprovveduti se si considerano le modalità del gesto e il breve lasso di tempo intercorso tra i due episodi.

Episodi simili si erano registrati piuttosto a Potenza e dintorni: tra fine novembre del 2008,  quando da un auto venne preso di mira il cantiere di alcune villette in costruzione a Pignola; e agosto del 2012, quando un motociclista sparò alla Mercedes di un imprenditore impegnato nella realizzazione di un edificio a Macchia Romana, uno dei quartieri di maggiore espansione nel capoluogo.

In entrambi i casi gli inquirenti non sono stati in grado di risalire ai responsabili, nonostante i sospetti si siano subito concentrati sugli ambienti del crimine organizzato. D’altronde a Potenza come a Melfi anche il fenomeno delle estorsioni non sembra essersi mai fermato se non in occasione di operazioni giudiziarie particolarmente incisive. Ecco perché tra le piste al vaglio degli inquirenti quella del racket desta particolare attenzione.

l.amato@luedi.it

 

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