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UNA CONCILIAZIONE tra il sindaco e la sua maggioranza evitando di fare ricorso al Tar al fianco dell’impresa ma prendendo le parti dei cittadini e del Consiglio. E’ questo il punto di partenza che alcuni consiglieri comunali di maggioranza (Angelo Cotugno, Angelo Lapolla, Michele Lamacchia, Michele Paterino e Enzo Massari) avanzano al sindaco Salvatore Adduce per sanare il vulnus venutosi a creare nei rapporti tra giunta e Consiglio dopo la decisione del Tar che di fatto ha smentito l’Amministrazione ed ha dato ragione a quella mozione consiliare che sottolineava la necessità di approvare in Consiglio comunale il permesso a costruire del Mulino Alvino.
I cinque consiglieri che rappresentano i principali gruppi politici che hanno sostenuto Adduce sin dalla prima ora ritengono che il primo cittadino non possa fare ricorso al Consiglio di Stato e che l’Amministrazione debba verificare ogni altro provvedimento che contenga eventualmente varianti urbanistiche e che non è stato posto all’attenzione del Consiglio.
Infine viene sollecitata la necessità di un’immediata inversione di rotta anche rispetto a Matera 2019 «realizzando ogni forma di coerenza tra il dossier di candidatura ed una gestione del territorio oggi affidata a tante varianti e che la Regione recuperi un ruolo di guida».
«Speriamo sinceramente che il Sindaco, abbandonando la sua discutibile autorialità, voglia accettare con responsabilità e spirito di servizio queste coordinate politiche e amministrative, che gli vengono prospettate come una possibile e dignitosa via d’uscita da questo pasticcio e che gli consenta di completare agevolmente il suo mandato permettendo un più sereno e proficuo dibattito sia sul “Mulino Alvino”, che sul recupero dell’area Ex Barilla, sulla riqualificazione dei quartieri degradati (Cappuccini, Piccianello, San Pardo…), sui Sassi e sulla candidatura a Capitale Europea della cultura 2019» scrivono ancora i cinque consiglieri comunali espressione di un’importante fetta della maggioranza.
«Sulla vicenda del permesso a costruire ‘Mulino Alvino’ si registrano tante autorevoli posizioni da parte di esponenti politici, personalità della società civile, oltre che di qualificate associazioni culturali che animano il dibattito cittadino.
Tutte per la verità esprimono una forte censura dell’azione amministrativa e politica del Sindaco, fino a chiederne le dimissioni.
Questo accade quando si tira la corda al di là di ogni ragionevole previsione, ed è quello che è accaduto nella vicenda del ‘Mulino Alvino’, oltre che in altre altrettanto gravi vicende che riguardano un’irresponsabile applicazione della legge 106, meglio nota come ‘Piano casa 2’» ricordano i consiglieri.
«Al Sindaco chiediamo di comprendere e farsene una ragione. La sentenza del Tar si è espressa, prima ancora che sul merito, sulla illegittimità della procedura adottata e sulla lesione di sovranità che i funzionari comunali hanno prodotto alla massima Assise Cittadina, che è il Consiglio Comunale.
La vicenda colpisce negativamente la nostra comunità e condiziona irrimediabilmente l’evoluzione delle politiche urbanistiche in corso oltre a compromettere le azioni politiche dei prossimi mesi. E’ opportune ricordare che nonostante i ripetuti annunci ed i reiterati impegni da parte del Sindaco e dell’amministrazione, siamo ancora senza un Regolamento Urbanistico e senza il Piano Strutturale».
Quindi l’indicazione di una via d’uscita da quest’impasse. «In via del tutto preliminare, bisogna che il Sindaco si riconcili con la sua maggioranza politica e con il suo Consiglio Comunale, perché questo è il suo primo dovere.
Questo lo impegnerebbe, in caso di ricorso al Consiglio di Stato da parte della Cogem avverso la recente sentenza del Tar, a valutare l’opportunità di non costituirsi ancora una volta a fianco dell’impresa e contro i cittadini ed il Consiglio, ma questa volta a difesa del ruolo del Consiglio Comunale e per una conferma della sentenza di primo grado. Coerentemente a questo approccio ed in relazione alla sentenza del TAR di Basilicata, invitare il Segretario Generale ed il dirigente all’urbanistica a verificare ogni eventuale altro provvedimento rilasciato per casi analoghi ove fosse presente una variante urbanistica.
Produrre un’immediata inversione di rotta sulla vicenda “Matera 2019”, realizzando ogni forma di coerenza tra il dossier di candidatura, i suoi tanti paradigmi culturali, e una gestione urbanistica del territorio oggi affidata a tante varianti, sempre e solo improntate a consumo di suolo urbano.
Porre al centro dell’azione amministrativa degli organi di “Matera 2019”, comitato e direzione, i processi attuativi e il tema delle industrie culturali, affinché si impieghino celermente le risorse comunitarie già destinate, lo slogan e l’azione dovrebbe essere “meno conferenze stampa, più conferenze di servizi”.
Mai più pochi Cattedratici all’apice di una piramide inviolabile ma, anche grazie all’accesso alla rete, informazione disponibile per tutti capace di anticipare e superare anche le pronunce amministrative.
Questo è stato il vero “errore strategico” di questa amministrazione, altro che un illusorio ed ancora ignoto Piano Strategico!».
p.quarto@luedi.it
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