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Lo stabilimento dell'ex Ilva di Taranto

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ANCORA caos e tensioni all’acciaieria ex Ilva di Taranto. Mentre lo stabilimento viaggia ai minimi con tre altiforni fermi per una serie di guasti, alcuni con conseguenze potenzialmente pericolose, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha attaccato la gestione della multinazionale franco indiana ArcelorMittal, in sella al gruppo dalla fine del 2018 alla scorsa primavera, quando lo Stato è entrato a far parte con Invitalia della nuova compagine societaria Acciaierie d’Italia.

Per il ministro leghista, in audizione alla commissione Attività produttive della Camera, Mittal avrebbe badato più all’aspetto finanziario e meno a quello industriale nella sua gestione, ritardando pagamenti dei fornitori e prescrizioni. Per questo «si è rivelato all’altezza del processo di transizione in atto».

Un percorso che con «l’ingresso di Invitalia nel capitale sociale della capogruppo Acciaierie d’Italia holding ha aperto una fase nuova nel processo di rilancio produttivo e di transizione ecologica con l’obiettivo di rendere lo stabilimento di Taranto un modello di progressiva decarbonizzazione della produzione di acciaio in linea con le indicazioni dell’Europea Green Deal». Il ministro ha spiegato che «il costo complessivo dell’investimento varierà da
900 milioni a un miliardo e mezzo, a seconda delle scelte tecniche».

Attualmente la quota di Invitalia nella nuova società è del 38 per cento del capitale, ma è destinata a salire al 60 nel 2022, e il 50 per cento del diritto di voto in assemblea. Tra le scelte tecniche in campo quella del forno elettrico a alimentato con preridotto. Giorgetti ha anche redarguito Mittal che avrebbe «finanziato il primo capitale circolante non pagando o rinviando i pagamenti dei fornitori» e dalla quale si aspetta investimenti, che non devono essere solo a carico dello Stato, e un diverso atteggiamento, anche verso i sindacati.

Questi ultimi hanno denunciato la situazione di stallo del siderurgico tarantino. L’Afo 4 si è fermato per problemi al crogiolo e ci potrebbero volere mesi per il suo ripristino. Afo 1 e Afo2 sono stati invece fermati per la sostituzione di una valvola della tubazione gas bloccata «per chiara mancanza di manutenzione – sottolinea il segretario Fiom Giuseppe Romano – con a cascata Acciaieria 1 ferma e la 2 a rilento». È di tre giorni fa, invece «il deragliamento di una siviera e la perdita da una tubazione di vapore, fortunatamente senza conseguenze», fa sapere il sindacalista che si dice profondamente preoccupato per la situazione.

«È la diretta conseguenza delle mancate scelte del passato – spiega Romano – in termini di migliorie impiantistiche e investimenti in manutenzioni straordinarie ed ordinarie, Giorgetti ci conferma che nell’immediato e cioè in attesa del futuribile idrogeno il piano industriale dovrebbe essere sempre quello preannunciato, con le tre clausole ostative da superare.

Nel caso della nuova Aia e dell’accordo sindacale sul nuovo piano industriale volendo potrebbero pure realizzarsi, o quanto meno ci si può arrivare come in passato ma è sul dissequestro penale dell’area a caldo che francamente non si capisce come raggiungerlo. Sembra quasi un auspicio. E poi i tempi di realizzazione dell’intero piano sembrano lunghissimi. Serve confronto immediato e soluzioni per i lavoratori e la città».

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