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La scuola dove è avvenuta l'aggressione

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COSENZA – È rimasto in silenzio per due settimane, ma ieri sera ha confessato tutto ai suoi genitori. E loro senza pensarci un attimo, hanno chiamato i carabinieri.

Ha finalmente un nome il responsabile dell’aggressione allo studente di Castrolibero, vittima lo scorso 5 ottobre di un vero e proprio agguato all’uscita di scuola (LEGGI LA NOTIZIA). Il quattordicenne, infatti, aveva appena abbandonato l’istituto quando è stato colpito da un pugno in pieno volto, scagliato in corsa e con violenza inaudita. Un vero e proprio maglio che gli ha provocato la rottura del setto nasale, fatto saltare i denti, ma che avrebbe potuto avere conseguenze anche peggiori.

Ora è ufficiale: l’autore di quell’aggressione è un suo coetaneo. Il ragazzo si è presentato al cospetto del maresciallo Vincenzo Cozzarelli accompagnato dagli avvocati Ornella Nucci e Francesco Cribari e, in quella sede, pare si sia preso tutta la responsabilità dell’accaduto, precisando anche le “ragioni” che lo hanno indotto a quel pestaggio così brutale.

Le indagini proseguono per verificare la veridicità del suo racconto, ma per il momento restano agli atti le parole che il suo papà, l’ingegnere Stefano Pallone, presente anche lui in caserma insieme al figlio, ha voluto rivolgere ai genitori del ragazzo picchiato.

È gente perbene, distrutta per accaduto, come si evince dal tono della dichiarazione contenuta in una lettera aperta: «Da poche ore abbiamo appreso, da nostro figlio, che è lui l’autore dell’aggressione al giovane di Castrolibero. E, da quello stesso istante, il mondo ci è crollato addosso, con una sola certezza: quella di dover informare le Forze dell’Ordine. Il fatto, da qualunque angolazione lo si guardi, è di gravità inaudita. È grave per la giovane vittima, è grave per la sua famiglia, è grave per nostro figlio, è grave per nostra figlia che, frequentando quella stessa Scuola, rischia di portare il peso di comportamenti non suoi e, se possibile, è ancora più grave per me e mia moglie, che stiamo vivendo il dramma di un fallimento».

Il padre e la madre del giovane sottolineando che «in questo momento ci troviamo a sperimentare che quello del genitore è veramente il mestiere più difficile al mondo. Non facciamo altro che chiederci dove abbiamo sbagliato, dopo aver vissuto tutta la vita, e il nostro essere famiglia, guidati dai valori dell’accoglienza, della correttezza e del senso di responsabilità: valori lontani anni luce da queste azioni. Non so se avremo mai risposta a questa domanda, ma, proprio sulla base dei valori che ci guidano, riteniamo giusto che nostro figlio impari ad assumersi le sue responsabilità ed a rispondere delle sue scelte e delle sue azioni, sebbene ancora minorenne. Alla madre ed al padre della giovane vittima – hanno concluso – giunga il senso più profondo del nostro dolore per l’accaduto, che è solo l’altra faccia di una stessa medaglia».

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