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CATANZARO – Si revochi l’incarico al Consorzio di bonifica “Alli Punta di Copanello” per affidarlo ad altri che riescano finalmente a realizzare la diga sul fiume Melito. Nuovo capitolo del botta e risposta tra Cgil provinciale e dirigenza dell’ente cui 30 anni fa viene affidata la costruzione dell’ opera. Per portare a termine il progetto viene messa a disposizione dell’ente pubblico “attuatore” una cifra come 260 milioni di euro, oltre cinquecento miliardi delle vecchie lire. Il sindacato, con i lavori ormai fermi da anni , scrive ora direttamente al governo nazionale affinché si metta a mano alla «alla gravissima problematica», adottando «ogni provvedimento, ritenuto congruo e opportuno, ivi compreso la revoca dell’affidamento dell’attuazione ed esecuzione del progetto diga del Melito al Consorzio di bonifica “Alli Punta di Copanello” e l’attribuzione dell’incarico di dare esecuzione al progetto de quo ad altro ente pubblico, o comunque – si legge nel documento della Cgil di Catanzaro e Lamezia – ogni altro provvedimento ritenuto corretto e opportuno e risolutorio al fine di consentire la realizzazione dell’opera diga del Melito».
Presa di posizione che arriva dopo l’esposto già presentato dal sindacato alla Corte dei conti per verificare se «vi siano profili di responsabilità amministrativa e/o contabile e/o erariale» da parte del Consorzio di bonifica e la replica del presidente dello stesso ente, Grazioso Manno, che parla invece di «provocazione da parte dell’organizzazione sindacale». Incassata la risposta dei vertici del Consorzio, il segretario della Cgil provinciale Giuseppe Valentino non si ferma, affidando ora all’avvocato Francesco Pitaro la redazione di un esposto che arriva direttamente ai ministeri di Economia e Infrastrutture. E questo perché – si legge nell’atto – «la diga del Melito costituisce una delle maggiori opere incompiute d’Italia».
Un’opera, ricordiamolo, che sarebbe dovuta sorgere in una fetta di territorio compreso tra Gimigliano, Sorbo San Basile e Fossato Serralta: si sarebbe così garantito l’approvvigionamento di acqua in favore di diversi comuni catanzaresi e calabresi. Affidata la sua realizzazione al Consorzio di bonifica “Alli Punta di Copanello”, per il progetto arrivano dalla Cassa del Mezzogiorno circa 262 milioni di euro. «Il finanziamento – scrive la Cgil – risale all’anno 1982 e, tuttavia, a oggi, nonostante siano decorsi oltre trent’anni, la diga del Melito non è stata realizzata e sono state già inutilmente spese enormi risorse pubbliche». «Infatti – prosegue il sindacato – a seguito dell’enorme finanziamento, pur avendo il Consorzio proceduto all’esproprio dei terreni (con pagamento degli indennizzi) e all’affidamento dei lavori a diverse imprese, i lavori sono incompleti (ne sono stati eseguiti solo il 10 per cento) e sono stati spesi, per come si evince dai giornali, 80 milioni di euro». Viene anche ricordato in sintesi l’iter che porta al fermo totale del cantiere e quindi al fatto che «l’impresa Astaldi, affidataria dei lavori, a causa della incoerenza tra progetto e realtà dei luoghi, dopo avere, invano, chiesto agli amministratori del Consorzio di bonifica di eseguire una variante, è stata costretta ad avviare una procedura arbitrale che ha portato alla condanna del Consorzio di bonifica al pagamento, in favore dell’impresa Astaldi, della somma di euro 35 milioni a titolo di danni, compresi i danni all’immagine».
Secondo il segretario provinciale Cgil Valentino «non è davvero concepibile né tollerabile, sotto il profilo giuridico e amministrativo e contabile e logico, che nonostante la disponibilità dell’enorme somma di 262 milioni di euro il Consorzio di bonifica “Alli Punta di Copanello”, non sia riuscito a realizzare la detta opera a danno della incolpevole comunità dei calabresi».
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