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POTENZA – Dopo la pesante condanna a 20 anni di carcere, su Vito Vaccaro, ex custode del cimitero di San Rocco a Potenza, si abbatte ora anche la confisca dei beni. Sequestrati dalla polizia beni mobili e immobili di sua proprietà per un valore complessivo di 160 mila euro.


Vaccaro è accusato di aver intascato 32mila euro di mazzette in soli sei mesi di sorveglianza da parte degli agenti della Squadra mobile di Potenza, che documentarono i passaggi di denaro piazzando microfoni e telecamere nel suo ufficio all’ingresso del cimitero monumentale.
Stando a quanto emerso dalle indagini l’ex custode, che nel 2017 era finito in carcere per l’inchiesta denominata “Terra satis”, si sarebbe messo a disposizione di chi non si rassegnava a seppellire il caro estinto nel nuovo cimitero, nella periferia del capoluogo, ed era disposto a pagare fino a 14mila euro. Avvalendosi del suo ruolo di custode, quindi, «aveva indotto nel tempo soggetti interessati ad acquistare i loculi, bene pubblico, presso il vecchio cimitero e a pagarli come se fossero in regime di monopolio».


Dietro lauto compenso avrebbe falsificato la data sugli atti sottoscritti dai cittadini coinvolti, per farli rientrare formalmente nelle due sanatorie adottate negli anni scorsi dal Comune proprio per provare a mettere in regola la situazione, aggirando il divieto di compravendita di loculi e il regolamento comunale che dall’apertura del nuovo cimitero proibisce ulteriori concessioni in quello vecchio. Per farlo avrebbe riutilizzato marche da bollo dell’epoca, e fotocopiando la firma del dirigente responsabile.


Il valore del sequestro, operato sui conti correnti dell’uomo e, «in caso di incapienza», in tutto o in parte sui suoi beni immobili, è in relazione alla «cifra dell’illecito arricchimento frutto delle condotte penali acclarate».
Durante indagini del 2016 e del 2017 e, successivamente, durante il processo, al termine del quale l’imputato fu condannato per corruzione continuata e altro, emersero «numerosi episodi delittuosi».


Da alcuni accertamenti «è emersa una sproporzione patrimoniale del nucleo familiare riconducibile a Vaccaro rispetto alle dichiarazioni presentate»: di conseguenza, la Procura della Repubblica di Potenza ha chiesto al Tribunale di sequestrare i beni dell’ex custode «fino al raggiungimento del valore individuato».

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Alfonso Pecoraro

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