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VIBO VALENTIA – Uno è finito in arresto, l’altro, il boss Pantaleone Mancuso detto “Luni l’Ingegnere”, è latitante da diverse settimane. Sono i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere a cui questa mattina hanno dato esecuzione gli agenti della Squadra mobile di Catanzaro agli ordini del dirigente Rodolfo Ruperti, che hanno fatto luce su uno degli episodi più delicati della storia del potente casato mafioso di Limbadi e Nicotera, quello dei Mancuso appunto.
Si tratta di un gravissimo fatto di sangue, verificatosi il 26 maggio del 2008, quando intorno alle 10.30, in località Gagliardo di Nicotera, furono feriti con diversi colpi di fucile, Giovanni Rizzo e, soprattutto, sua madre, Romana Mancuso, sorella degli “zii grandi” e cioé i boss Pantaleone “Vetrinetta”, Antonio, Giovanni, Cosmo, Luigi…
In sostanza, accusato di concorso nel tentato omicidio di Romana Mancuso, è il nipote “Luni l’Ingegnere”, ritenuto esponente di spicco dell’articolazione della famiglia che ha i suoi vertici nei capimafia detenuti Peppe detto “Mbrogghjia” e Diego Mancuso. La vicenda, generata da scaramucce di tipo personale, rischiò di provocare una vera e propria scissione interna in uno dei locali d’élite della ‘ndrangheta.
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