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POMARICO – Una strage di lupi nelle campagne di Pomarico.

E’ accaduto nel pomeriggio di domenica, quando sono stati ritrovati tre esemplari morti e con chiari segni riconducibili quasi certamente a un avvelenamento.

Un automobilista ha segnalato la presenza sul ciglio della vecchia strada, che da Pomarico va verso Bernalda, dominando la valle del Bradano verso il Parco della Murgia e Montescaglioso. 

Sul posto sono intervenuti agenti del Cfs di Grottole e il veterinario Asm, Bonora, per gli accertamenti e i verbali di rito. Anche il responsabile del Cras provinciale, Matteo Visceglia, ha collaborato nell’operazione di recupero delle carcasse, che sono state temporaneamente trasferite e custodite in un congelatore, in attesa di esami necroscopici presso l’Istituto zooprofilattico e finalizzati ad accertare le cause della morte. Il piccolo branco era composto da un grosso maschio adulto e due femmine. Nel territorio del Materano c’è una biodiversità ricca e straordinaria, ma alcuni stolti barbaramente la stanno portando via piano piano.

«Si tratta di una grave perdita e di un duro colpo alla biodiversità del nostra regione. -ha confermato Visceglia- La presenza del lupo nel territorio della Collina materana, dovrebbe costituire motivo di speranza, poichè rappresenta un indice di qualità ambientale e di altissimo pregio naturalistico. In Italia si sta facendo moltissimo per favorire la sua presenza, si sta lavorando ed investendo tanto per fare divulgazione, sensibilizzazione e ricerca. Molti enti, tra cui la Regione Basilicata, stanno incentivando e sostenendo un monitoraggio scientifico di questa specie anche per definire e meglio gestire le problematiche connesse alla ricorrente e diffusa conflittualità tra la sua presenza e quella degli allevatori di bestiame domestico.

Oltre alla morte di questi tre bellissimi e preziosi esemplari, occorre porre l’attenzione sul fatto che non sappiamo se altri lupi o altre specie, che magari si saranno alimentati utilizzando la stessa esca avvelenata, siano anch’essi morti. Tante specie necrofaghe che vivono su quel territorio come volpi, nibbi reali, nibbi bruni, poiane o anche i rarissimi avvoltoi capovaccai, di cui restano pochissimi esemplari in tutta Italia, potrebbero essere stati uccisi. Si spera  che le indagini del Cfs possano contribuire a punire i responsabili. L’uso dei bocconi avvelenati che nel nostro Paese rappresenta ormai una piaga gravissima che sta decimando, anche all’interno di aree protette come Parchi e Riserve,  specie di grande pregio».

provinciamt@luedi.it

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