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NONOSTANTE  da tempo oltre al sacerdote, sia costretto a fare il detective (per rintracciare chi ha ottenuto denaro dalla Fondazione Lucana antiusura e non lo ha ancora restituito, ndr) padre Basilio Gavazzeni non è riuscito ancora a recuperare 1 milione  27mila 516,23 euro (ne sono stati ridati solo 306.879,02).  E’ questa la cifra che dal 1994 al 2013, si è accumulata fuori dalle casse della struttura.

Ieri nella sede di Agna, il presidente Gavazzeni ha presentato il bilancio dell’attività del 2013 e dei primi quattro mesi del 2014.

In tutto 270 persone ascoltate, di cui 46 hanno ottenuto finanziamenti, usufruendo in 35 casi di 439.950 euro con garanzia del fondo statale.  Prestiti diretti, senza interessi, sono stati erogati a 11 persone per un totale di 14 mila 760 euro. Nel 66,32% dei casi, ovvero per 63 persone,  non è stato possibile intervenire.

I 6000 euro messi a disposizione dalla Fondazione Antiusura sono serviti a 22 richiedenti che sono stati segnalati dal Comune (il quale a sua volta, rimborsa le somme, ndr.).

Intanto, i primi tre mesi del 2014 non fanno presagire nulla di buono (come indica il box pubblicato in pagina, ndr.). Su 95 casi complessivi, solo 20 sono stati accettati. I prestiti erogati dal fondo statale hanno riguardato 10 persone, per un totale di 140 mila euro; dal fondo privato, attraverso microcrediti diretti, altri 10 hanno usufruito di 17.440 euro.

L’indebitamento è ormai un tema culturale oltre che sociale, come conferma padre Basilio Gavazzeni che ancora una volta punta il dito contro la pessima  cultura del denaro che modifica abitudini e comportamenti dei singoli, ma anche delle famiglie. Imputato principale di un fenomeno che non registra alcuna riduzione,  è ancora una volta il gioco d’azzardo. «E’ una canna divorante – ha detto il sacerdote – con uno Stato menzognero». Gavazzeni non crede più ai convegni su questo tema che rimangono aria fritta, così come è rimasto lettera morta l’ordine del giorno approvato all’unanimità il 25  ottobre del 2011 dal consiglio comunale che si impegnava a combattere questo fenomeno attraverso la prevenzione. «L’unico a cui posso rivolgere un grazie sentito – ha aggiunto Gavazzeni – è Egidio Basile commissario regionale antiracket».

Nelle casse della Fondazione sono arrivati dallo Stato, in due tempi, 811.307,84 euro per garantire prestiti ai soggetti meritevoli con le banche convenzionate. La  Regione ha assegnato 38.811,30 euro, il Comune 7.7737,84 euro come contributo per il 2011-‘12 e ‘13. La parrocchia di S. Agnese 6000 euro, la Curia arcivescovile di Matera-Irsina, 400 euro per gli anni 2012 e 2013 e infine i privati hanno donato 1900 euro. Tra le voci più significative del bilancio,  c’è quella del personale, pari a 70.481 euro cui si aggiungono anche utenze, spese legali, rate di mutui delle famiglie in condizioni più drammatiche che la Fondazione ha sostenuto.

In discussione, come si comprende dalla relazione di padre Basilio, non c’è il concetto di carità, ma quello del debito, in se’ che richiede buon senso e responsabilità nella fase di recupero.

Dalla nascita della Fondazione ad oggi, in 2479 si sono rivolti a questo ente per chiedere aiuto  ma   solo 605 hanno ottenuto garanzie dal fondo statale. Con 6 milioni 455 milioni 455.523,16 sono stati garantiti prestiti bancari per 7 milioni 131.475,05. Con il fondo privato sono stati erogati prestiti diretti, senza interesse per 410.345,63 euro. Guascone come tutti i bergamaschi, ammette il parroco di S. Agnese ma convinto della propria vocazione,  nonostante qualcuno  gli chieda se sta già pensando ad un successore. Il 6 maggio di quest’anno, intanto,  ricorre il ventennale dell’attentato dinamitardo alla chiesa, un momento che segnò seriamente quella che all’epoca era un’associazione e di lì a poco si trasformò in Fondazione, una struttura che oggi, a causa della profonda crisi economica che non risparmia ceti economici e fasce di età. «E’ costretta ad abbandonare la sua vocazione originaria per mettersi in parallelo con Caritas e movimenti vincenziani». Parla chiaro e senza metafore, padre Basilio anche quando spiega di essere stato “accolto” da bastoni quando ha chiesto ad alcune persone aiutate dalla Fondazione, di restituire il denaro ricvuto. Un affronto alla carità e un pessimo simbolo di gratitudine che appartiene alla cultura più bassa della comunità comunità.

Davanti alla porta d’ingresso della sala in cui si sta svolgendo la conferenza stampa, ci sono due donne. Forse altrettante storie che poco dopo, varcano quella soglia aperta che introduce in una stanza spoglia da cui, quasi sempre, si esce con una risposta.

a.ciervo@luedi.it

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