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Un incontro di Spazio 13

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«Siamo al terzo piano, stanza in fondo»: 28 settembre 2021, non si tratta di una bisca. E’ l’82esimo commento del post di Alessandro Tartaglia , co-fondatore dello studio Ff3300, Cast e La Scuola Open Source di Bari. Si tratta di un’indicazione, di un invito a partecipare ad una coprogettazione comunitaria. Il post risale all’11 agosto: «Vogliamo gli alberi. Convochiamo una manifestazione a Bari. Chi ci aiuta?».

L’invito virtuale ha assunto in poco tempo i connotati «di un’iper-stizione»: una profezia che si auto-avvera. Nel post sono stati taggati professionisti baresi da cui è nato un gioco di rimandi tra contatti, sfociati in un incontro fisico tenutosi a “Spazio 13” proprio il 28 settembre per iniziare ad ideare il workshop aperto e gratuito finalizzato alla creazione di una manifestazione prevista entro ottobre sul tema dell’ambiente.

«La necessità o il bisogno di scrivere questo post è duplice – spiega Tartaglia – Da una parte c’è bisogno di relazione, di trovare e conoscere altri e altre che abbiano le mie stesse motivazioni. Dall’altra c’è il bisogno di cambiamento, di trasformazione. In città fa sempre più caldo, negli ultimi anni la temperatura media è aumentata di 3 gradi. Siamo in una delle città con meno verde in assoluto. Questo è stato l’innesco, ciò che mi ha spinto a scrivere».

Si tratta anche di stimolare la coscienza collettiva a immaginare e trasformare alcune logiche urbanistiche di una città di porto come Bari il cui verde è rinchiuso solo nei parchi e in qualche fortuita via. Secondo il 27esimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente e Ambiente Italia, su dati 2019, basato su 18 parametri, Bari è al 70esimo posto tra le città italiane per rapporto tra numero di alberi ogni 100 abitanti.

Nella prima riunione si trovavano professionisti eterogenei per competenze, e Alessandro racconta: «L’idea è che nessuno di noi abbia già una risposta, altrimenti avrebbe già agito. Crediamo invece che tutti assieme, attraverso il dialogo, il confronto tra le esperienze diverse, saremo in grado di costruire una sintesi, di arrivare a qualcosa che non sia la solita manifestazione. Vorremmo riuscire a progettare insieme qualcosa che sia capace di appassionare la città, sedurre la comunità, entusiasmarla, coinvolgendola».

Una coppia di designer, un insegnante, un fisico, un architetto, due architette, erano alcuni dei partecipanti. Un corpo eterogeneo riunitosi intorno a una domanda: perché non proviamo a fare un workshop per la città e non solo a fini didattici? Un’ azione che rientra nel solco operativo solito della Scuola Open Source. Stavolta però dedica un momento formativo alla cittadinanza per progettare in piccola misura la città e avere una voce di proposta ora che il Pnrr rappresenta un’occasione da non perdere, anche per i cittadini.

«Attualmente c’è un nascente collettivo che mette assieme associazioni, cooperative, spazi autogestiti, beni comuni, persone che vogliono impegnarsi. Questo gruppo è informale. Se qualcuno vuole unirsi a noi, può farlo affacciandosi a Spazio 13 e chiedendo della Scuola Open Source. Stiamo al contempo mappando le diverse realtà che ancora non abbiamo raggiunto attive sul territorio rispetto ai temi dell’ambiente e dell’ecologia per coinvolgerle: da Fridays for Future Bari, fino a Extinction Rebellion».

La tensione organizzativa e ideativa non sottende solo a un tema ma soprattutto a un preciso modo di relazionarsi allo spazio: la riappropriazione di processi decisionali dal basso. «Bari ha bisogno di verde che non significa solo “spazi verdi”, significa un strategia per il futuro. Vogliamo che la città torni a respirare, che l’innalzamento medio di 3 gradi sia contrastato con politiche coraggiose e radicali. Vogliamo costruire un interlocuzione con la città e le istituzioni anche perché sono in arrivo moltissimi investimenti nel Pnrr e senza un adeguata azione di pressione dal basso, il rischio che siano spesi male è molto alto. Non ci possiamo permettere di sprecare questa occasione perché non ne avremo altre simili».

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