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SATRIANO – Quattro vicoli del centro storico  per ricordare le vicende dimenticate dell’Alto Medio Evo nelle antiche Satrianum e Pietrafesa. Con la partecipazione dei ragazzi delle scuole medie, il sindaco di Satriano, Michele Miglionico, ha presentato  l’intitolazione di quattro vicoli a personaggi che hanno segnato la storia del territorio tra l’Undicesimo e il Quindicesimo secolo: Sichelgaita da Satriano, Ruggiero da Pietrafesa, Leonasio da Pietrafesa e Muzio Attendolo Sforza. Una sintesi raggiunta dopo un’attenta e scrupolosa ricerca effettuata dal giornalista e scrittore satrianese Giuseppe Oliveto che ha presentato i personaggi e le vicende di quel periodo ai ragazzi delle scuole in un convegno che si è tenuto nella biblioteca del palazzo Palazzo Guarini. A presentare l’iniziativa è stato il sindaco , assieme agli assessori Antonio Langone e Rocco Cavallo. Si è trattato di una vera e propria lezione di storia e di recupero delle proprie origini. Sichelgatia, figlia del potente Rao del Molise, nell’Undicesimo secolo sposò il nobile Goffredo di Satriano e grazie alla sua spregiudicata opera politica e ai suoi rapporti con la Chiesa finanziò la costruzione della torre di guardia e della cattedrale i cui resti sono ancora oggi visibili sulla collina che ospita i ruderi dell’antica Satrianum. Ruggiero da Pietrafesa invece, con la sua politica filo francese durante la rivolta ghibellina in Basilicata del 1268 riuscì a sganciarsi dal giogo vassallatico nei confronti dei nobili di Satrianum e Pietrafesa (l’odierna Satriano) cominciò la sua ascesa al rango di cittadina autonoma. E’ il capostipite di una famiglia che nei secoli successivi conoscerà gloria e fama. Soprattutto con Leonasio da Pietrafesa, uno dei cavalieri favoriti dal re Carlo d’Angiò che lo nominerà conestabile di Foggia e custode dei porti pugliesi da cui partivano i soldati per le crociate. Incarico istituzionale prestigiosissimo. Il quarto vicolo è stato invece dedicato a Muzio Attendolo Sforza che ha avuto diritti di feudo su queste terre. Ma la scelta non è stata effettuata per questo motivo. Con lo Sforza potrebbe finalmente essere stata risolta l’annosa questione delle leggende fiorite sulla distruzione dell’antica Satrianum per mano della regina Giovanna. Distruzione, datata nel 1430,  rispetto alla quale gli archeologi faticano a trovare riscontri. Sono state infatti ritrovate molte fosse comuni risalenti agli ultimi decenni del 1300 (insistenti focolai di peste) e pochissime monete databili ai decenni successivi. Inoltre già dal 1415 Satrianum non figurava più nel registro dei tributi (a testimonianza che fosse stata già abbandonata). E allora come mai la tradizione orale e scritta ci ha tramandato diverse versioni con l’unico comun denominatore della distruzione avvenuta per mano della regina Giovanna la Pazza? La spiegazione potrebbe risiedere proprio nelle vicende dello Sforza che nel 1415 dovette rintuzzare un’accusa di tradimento alla corte della regina e fu costretto con i suoi uomini a rifugiarsi nelle terre di Tito, Satriano e Pietrafesa. Altri suoi uomini furono duramente attaccati a Tricarico dove i contingenti della regina punirono ferocemente anche la popolazione. Lo Sforza fu poi imprigionato a Napoli, ma suo fratello e i suoi uomini rimassero a Pietrafesa per mesi con il terrore in un possibile attacco simile a quello di Tricarico. Timore che potrebbe aver generato nella popolazione le leggende sulla regina Giovanna, anche dopo che lo Sforza riuscì  a risolvere i suoi problemi. Una tesi, quella di Giuseppe Oliveto, che potrebbe finalmente spiegare la nascita di leggende che hanno accompagnato da secoli il territorio sulla fine di quella gloriosa città.

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