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POTENZA – Stipendio quasi raddoppiato più 23mila euro di “una tantum” per sei mesi di arretrati.
C’è un nuovo dirigente all’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione di Puglia, Lucania e Irpinia. In breve Ente irrigazione. Anche se lui tiene a precisare che è soltanto un «facente funzioni».
Lo ha deciso il commissario liquidatore Saverio Ricciardi che ha sottoscritto l’«adeguamento del trattamento economico» spettante al geometra Gaetano Di Noia, più noto come Adriano, come «responsabile dell’ufficio di gabinetto».
La questione affonda le sue radici nel nuovo regolamento dell’ente che quest’anno potrebbe festeggiare i 35 anni da quando è stato messo in liquidazione
A dicembre del 2010 la riorganizzazione degli uffici era stata approvata dal commissario e inviata al Ministero per il visto, che è arrivato soltanto il 1 agosto dell’anno dopo. Due giorni più tardi un altro decreto del commissario, il numero 1345, ne aveva stabilito «l’esecutività», e due giorni dopo ancora era arrivata la nomina a «capo di gabinetto dell’organo di governo dell’Ente» per Di Noia, con il decreto numero 1347 del 5 agosto. Una promozione sul campo, a ben vedere, dato che non risultano effettuate né selezioni né consultazioni sindacali.
«Per le mansioni di supporto tecnico amministrativo svolte durante il triennio dell’attuale gestione commissariale», Riccardi scrive che il 39enne Di Noia: «ha acquisito la richiesta esperienza politico-amministrativa con particolare mansione per l’attività istituzionale svolta presso le autorità di Governo nazionale e regionale».
Di qui l’affidamento dell’incarico, assieme a quello di altri 9 dirigenti. Salvo che il contratto di Di Noia sarebbe stato firmato a febbraio del 2012, ma “decretato” dal commissario soltanto dieci mesi più tardi: «ad integrazione» di quanto stabilito un anno e mezzo prima, sul presupposto che «i compiti svolti dal capo di gabinetto essendo caratterizzati dal costante apporto alle attività dell’organo di governo e al sistema di relazioni con gli enti istituzionali e gestionali competenti in materia di acque pubbliche, sono di fatto riconducibili sul piano delle modalità di svolgimento a quelli propri delle funzioni dirigenziali».
In soldoni: c’è lo stipendio tabellare di inquadramento del titolare dell’incarico, che per un impiegato di categoria B come Di Noia difficilmente supera i 20mila euro annui. Ma per il commissario andrebbe sommato a «un’indennità di funzione onnicomprensiva» di altri 30mila e un «premio di risultato» non superiore ad altri 10mila ancora. Tradotto: busta paga triplicata. E non è ancora finita.
A luglio dell’anno scorso, infatti, il commissario ha ricevuto il parere “pro veritate” sulla questione del professore Domenico Garofalo, ordinario di diritto del lavoro dell’Università di Bari, con una serie di raccomandazioni.
In sintesi: portare lo stipendio tabellare di Di Noia a 43mila euro, da sommare a 12mila e rotti per retribuzione di posizione «parte fissa», più altri 30mila per retribuzione di posizione «onnicomprensiva», e 10mila di premi «di risultato».
Così due settimane più tardi è arrivato l’«adeguamento» del trattamento economico del «responsabile dell’ufficio di gabinetto dell’ente» a quello di un dirigente di seconda fascia. E lo stipendio di Di Noia è quasi quintuplicato rispetto a quello del suo inquadramento iniziale arrivando a sfiorare i 100mila euro all’anno lordi.
Solo di differenza tra quanto elargito tra gennaio e giugno del 2013, e il nuovo livello retributivo raggiunto da Di Noia, l’ente si è dovuto sobbarcare un “risarcimento pro veritate” di 23mila euro. Nulla rispetto alle decine di milioni di euro di debiti accumulati nei decenni scorsi, ma neppure un gran segnale di sobrietà.
«L’Ente per losviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia non è stato soppresso». Ricorda Di Noia al telefono col Quotidiano, replicando alle perplessità sull’ennesimo “stipendio d’oro” per un’amministrazione data troppe volte per morta.
«C’è stata la proroga delle funzioni di gestione di invasi e sistemi idrici. Se poi qualcuno vuole il mio posto si candidi pure».
Dopo l’elevazione a dirigenza di secondo livello, qualcuno un pensierino ce lo farà di sicuro.
l.amato@luedi.it
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