Marco Siclari
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Il giudice per l’udienza preliminare di Reggio Calabria, Maria Rosa Barbieri, è andato anche oltre quello che la procura distrettuale aveva chiesto. Per il senatore di Forza Italia, Marco Siclari, infatti, è arrivata la condanna a cinque anni e 4 mesi di reclusione per scambio elettorale politico mafioso nell’ambito del processo “Eyphemos” contro le cosche di Sant’Eufemia d’Aspromonte.
La sentenza, quindi, è stata più pesante della richiesta del pm Giulia Pantano che per Siclari aveva chiesto 4 anni di reclusione.
Secondo le indagini, coordinate anche dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci, Siclari sarebbe stato appoggiato dalla cosca Alvaro alle elezioni politiche del 2018. In particolare, secondo quanto riportato nel capo di imputazione, «accettava a mezzo dell’intermediario Giuseppe Antonio Galletta, la promessa di procurare voti da parte di Domenico Laurendi, appartenente al locale di ‘ndrangheta di Santa Eufemia della famiglia mafiosa Alvaro» in cambio, due mesi dopo le elezioni, secondo la Dda, il senatore si sarebbe interessato per far ottenere il trasferimento a Messina a una dipendente delle Poste, figlia di Natale Lupoi, ritenuto affiliato alla ‘ndrangheta e condannato oggi, nello stesso processo, a 19 anni e 4 mesi di carcere.
Nel febbraio 2020, il gip aveva disposto gli arresti domiciliari per Siclari ma la Giunta per le autorizzazioni del Parlamento non ha mai deciso nel merito.
Nel processo, che si è celebrato con la formula del rito abbreviato, sono stati giudicati colpevoli tra gli altri il presunto boss Domenico Laurendi, detto «Rocchellina» (20 anni) e il boss Cosimo Alvaro (17 anni e 9 mesi).
Complessivamente Gli imputati condannati sono stati 21 e quelli assolti tre. Nell’operazione “Eyphemos” era stata arrestato anche il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte e consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo che ha scelto il rito ordinario ed è sotto processo davanti al Tribunale di Palmi.
Il commento di Marco Siclari
«Dopo 575 giorni di rispettoso silenzio – ha commentato lo stesso Siclari sul proprio profilo Facebook – mi trovo a Reggio Calabria per partecipare all’ultima udienza del processo che mi riguarda. Ho sempre affermato e ribadisco: ho fiducia nella Giustizia! Sono sicuro che emergerà la verità per restituire dignità alla nostro territorio e serenità alla mia famiglia».
«Ho chiesto il rito abbreviato – spiega- perché da tutte le carte emerge in maniera chiara la mia totale estraneità e che ho sempre dichiarato dal primo momento. Ringrazio, come già fatto di fronte al GIP, tutti gli “UominidelloStato” che si battono onestamente e nel rispetto della Legge per liberare la nostra terra dalla criminalità organizzata e dall’illegalità. Ringrazio con tutto il cuore, coloro che mi sono stati vicino in questi anni, mia moglie, i miei genitori, i miei amici, i colleghi senatori di ogni schieramento politico che leggendo le carte e avendo fiducia nella Giustizia hanno deciso di non votare, a distanza di 19 mesi, l’autorizzazione a procedere contro la mia persona».
«Il pensiero più grande, in ogni momento della giornata – aggiunge – va a mio figlio Francesco Marco di 6 anni appena, al quale un giorno dovrò «cercare di spiegare» con grande tristezza quanto mi è accaduto, soprattutto dopo tutto il tempo speso ad insegnargli, in ogni occasione utile, che si cresce avendo come riferimento la Legge, Lo Stato e le Istituzioni. Non sarà facile, ma spero tanto che mi capirà….conoscendo il suo amato Papà» ha concluso
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