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REGGIO CALABRIA – Beni per un valore complessivo pari a 1,2 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria. Il decreto di sequestro beni con procedura d’urgenza è stato emesso dal procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho con il sostituto Stefano Musolino, nei confronti dell’imprenditore Giuseppe Malara, 59 anni, di Reggio Calabria, che opera nel settore edilizio, nella zona sud della città dello stretto, e di Santo Gambello, 37 anni, sottoposto a sorveglianza speciale.
I due, nel luglio 2007, sono stati tratti in arresto da personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito della nota operazione “Gebbione”, che ha permesso di svelare le infiltrazioni criminali della consorteria mafiosa Labate nelle attività economiche imprenditoriali nella zona-sud della città di Reggio Calabria (quartieri di Sbarre e Gebbione). La vicenda giudiziaria si era conclusa con l’assoluzione di Malara anche se, comunque, dalle indagini, la sua figura era emersa come quella di un imprenditore colluso con la cosca locale dei Labate, evidenzia la Dia, con la quale aveva instaurato una sorta di relazione clientelare stabile, continuativa e foriera di vantaggi reciproci.
Nel mese di luglio dello scorso anno, l’imprenditore era stato colpito da un altro provvedimento di sequestro beni sia aziendali che personali, il cui valore era stato quantificato in circa 25 milioni di euro (con una rilevante azienda edile ed oltre un centinaio di immobili), emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ed eseguito anche in tal caso da personale del centro operativo Dia di Reggio Calabria.
In particolare, Malara avrebbe effettuato lavori nella zona di competenza dei Labate, investendo capitali di dubbia provenienza e nello stesso tempo avrebbe aiutato la cosca a sottrarre immobili alle iniziative di confisca.
Per quanto riguarda Gambello, nel procedimento “Gebbione” è stato invece condannato alla pena di 6 anni e 4 mesi, con sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria emessa nel dicembre 2010 e diventata definitiva nel maggio 2011, per associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni, oltre che essere sottoposto a 3 anni di sorveglianza speciale con confisca di beni ai sensi della normativa in tema di misure di prevenzione.
Secondo le nuove indagini della Dia, Gambello avrebbe consentito all’azienda Edil Malara Pieffe S.r.l. di intestare fittiziamente presso il catasto tre seminterrati adibiti ad uso magazzini ed autorimesse per una superficie di circa 1000 mq, nella centrale via Padova di Reggio Calabria, che, in realtà erano nella proprietà di Gambello.
Con il nuovo provvedimento di sequestro, l’autorità giudiziaria ha evidenziato che «appare accertato, senza margine di dubbio, che il bene formalmente intestato al Gambello sia stato gestito di fatto dal Malara, che, per legittimare meglio la sua posizione, lo aveva intestato catastalmente alla sua impresa, divenendo apparente dominus nei confronti dei terzi. Le contradditorietà delle intestazioni dei beni avevano giovato al Gambello in sede di applicazione della citata misura di prevenzione ed hanno giovato al Malara …..Sussiste poi…l’aggravante di cui all’art.7 L.203/91. La condotta infatti è obiettivamente funzionale a tutelare gli interessi imprenditoriali della cosca che agiva per il tramite dello stabile prestanome: Gambello».
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