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REGGIO CALABRIA – In tutto tre milioni e mezzo di euro: cinquecentomila euro ciascuno per il danno non patrimoniale causato al Comune e alla città di Reggio Calabria e un milione e mezzo complessivo di provvisionale, come acconto del danno erariale che, eventualmente, dovrà essere dichiarato in separata sede. Questa la richiesta che il Comune di Reggio Calabria, parte civile nel “Caso Fallara”, procedimento celebrato contro il sindaco del tempo, l’attuale Governatore Giuseppe Scopelliti, e i tre Revisori dei Conti, Carmelo Stracuzzi, Ruggero Ettore De Medici e Domenico D’Amico.
Ingente la somma richiesta come risarcimento dall’avvocato Fiorella Megale, che all’apertura dell’udienza ha depositato una breve memoria con cui ha esplicato le richieste dell’Ente, parte civile contro il suo ex sindaco. Un’ulteriore Spada di Damocle per Scopelliti e gli altri imputati, dopo le durissime richieste effettuate alcune settimane fa dal pubblico ministero Sara Ombra: cinque anni di reclusione per Scopelliti e quattro anni ciascuno per i Revisori dei Conti.
Dopo la condanna per l’operazione Italcitrus, la conferma del commissariamento, la richiesta del pm a cinque anni di reclusione, arriva un altro duro colpo per il Governatore, per il quale “batte cassa” lo stesso Comune amministrato per circa otto anni e – secondo gli avversari politici – portato a un passo dal dissesto economico-finanziario. 
Quanto alla richiesta della parte civile, l’avvocato Megale ha diviso il proprio calcolo in due tronconi: il danno non patrimoniale e quello prettamente erariale. Il primo, calcolato in 500mila euro a testa per gli imputati (e quindi due milioni di euro complessivi) va a intaccare l’aspetto più squisitamente sociale che il “Modello Reggio” lascerà come eredità. A causa delle condotte che Scopelliti e gli altri imputati (nonché la defunta dirigente Orsola Fallara) avrebbero messo in atto, il Comune e la città di Reggio Calabria subiranno infatti un cospicuo danno d’immagine, vista anche l’eco mediatica che il “caso Fallara” susciterà, non solo sugli organi di stampa locali. Reggio Calabria diventerà per tutti (o quasi) la città del buco di bilancio, quella in cui si preferiva pagare Lele Mora ed Rtl, rispetto alle spese più utili per i cittadini. Da qui, dunque, le richieste del Comune.  Quanto invece alle condotte di natura più tecnica (e quindi dell’eventuale danno economico), in caso di condanna, il Collegio presieduto da Olga Tarzia (De Pascale e Aragona a latere) potrebbe  decidere di rinviare a un’altra sede di natura civile il calcolo del danno erariale scaturito dalla gestione allegra delle casse di Palazzo San Giorgio. Un’ipotesi plausibile e, anzi, assai ricorrente. In tal caso, però, il Comune ha avanzato la richiesta di ottenere una immediata provvisionale di un milione e mezzo di euro complessivo, dai quattro imputati. E’ la legge del contrappasso per Scopelliti e per i tre Revisori dei Conti: i quattro sono accusati di falso e abuso d’ufficio. Nel corso del lungo dibattimento, Scopelliti renderà il proprio esame da imputato, mentre i tre revisori decideranno di trincerarsi dietro la facoltà di non rispondere concessagli dalla legge. 
“Una richiesta astronomica e iperbolica” ha detto l’avvocato Carmelo Chirico, che ha dato il via alla girandola delle arringhe difensive, intervenendo in difesa di De Medici. Assai articolato il suo intervento, basato, ovviamente, su tematiche particolarmente tecniche. Sulla stessa falsa riga quello dell’avvocato Francesco Gioffrè, intervenuto in difesa di D’Amico. Da ultimo, toccherà all’avvocato Antonio Sofo, intervenire in difesa di Carmelo Stracuzzi, coordinatore del Collegio dei Revisori dei Conti, negli anni del “Modello Reggio”.
Il 13 marzo, invece, toccherà all’avvocato Aldo Labate intervenire in difesa di Scopelliti. L’avvocato e senatore Nico D’Ascola ha invece preannunciato il deposito di una memoria scritta. Poi il tempo delle parole dovrebbe essere finito: il Tribunale dovrebbe entrare in camera di consiglio per la sentenza. 

REGGIO CALABRIA – In tutto tre milioni e mezzo di euro: cinquecentomila euro ciascuno per il danno non patrimoniale causato al Comune e alla città di Reggio Calabria e un milione e mezzo complessivo di provvisionale, come acconto del danno erariale che, eventualmente, dovrà essere dichiarato in separata sede. Questa la richiesta che il Comune di Reggio Calabria, parte civile nel “Caso Fallara”, procedimento celebrato contro il sindaco del tempo, l’attuale Governatore Giuseppe Scopelliti, e i tre Revisori dei Conti, Carmelo Stracuzzi, Ruggero Ettore De Medici e Domenico D’Amico.
Ingente la somma richiesta come risarcimento dall’avvocato Fiorella Megale, che all’apertura dell’udienza ha depositato una breve memoria con cui ha esplicato le richieste dell’Ente, parte civile contro il suo ex sindaco. Un’ulteriore Spada di Damocle per Scopelliti e gli altri imputati, dopo le durissime richieste effettuate alcune settimane fa dal pubblico ministero Sara Ombra: cinque anni di reclusione per Scopelliti e quattro anni ciascuno per i Revisori dei Conti.
Dopo la condanna per l’operazione Italcitrus, la conferma del commissariamento, la richiesta del pm a cinque anni di reclusione, arriva un altro duro colpo per il Governatore, per il quale “batte cassa” lo stesso Comune amministrato per circa otto anni e – secondo gli avversari politici – portato a un passo dal dissesto economico-finanziario. 
Quanto alla richiesta della parte civile, l’avvocato Megale ha diviso il proprio calcolo in due tronconi: il danno non patrimoniale e quello prettamente erariale. Il primo, calcolato in 500mila euro a testa per gli imputati (e quindi due milioni di euro complessivi) va a intaccare l’aspetto più squisitamente sociale che il “Modello Reggio” lascerà come eredità. A causa delle condotte che Scopelliti e gli altri imputati (nonché la defunta dirigente Orsola Fallara) avrebbero messo in atto, il Comune e la città di Reggio Calabria subiranno infatti un cospicuo danno d’immagine, vista anche l’eco mediatica che il “caso Fallara” susciterà, non solo sugli organi di stampa locali. Reggio Calabria diventerà per tutti (o quasi) la città del buco di bilancio, quella in cui si preferiva pagare Lele Mora ed Rtl, rispetto alle spese più utili per i cittadini. Da qui, dunque, le richieste del Comune.  Quanto invece alle condotte di natura più tecnica (e quindi dell’eventuale danno economico), in caso di condanna, il Collegio presieduto da Olga Tarzia (De Pascale e Aragona a latere) potrebbe  decidere di rinviare a un’altra sede di natura civile il calcolo del danno erariale scaturito dalla gestione allegra delle casse di Palazzo San Giorgio. Un’ipotesi plausibile e, anzi, assai ricorrente. In tal caso, però, il Comune ha avanzato la richiesta di ottenere una immediata provvisionale di un milione e mezzo di euro complessivo, dai quattro imputati. E’ la legge del contrappasso per Scopelliti e per i tre Revisori dei Conti: i quattro sono accusati di falso e abuso d’ufficio. Nel corso del lungo dibattimento, Scopelliti renderà il proprio esame da imputato, mentre i tre revisori decideranno di trincerarsi dietro la facoltà di non rispondere concessagli dalla legge. “Una richiesta astronomica e iperbolica” ha detto l’avvocato Carmelo Chirico, che ha dato il via alla girandola delle arringhe difensive, intervenendo in difesa di De Medici. Assai articolato il suo intervento, basato, ovviamente, su tematiche particolarmente tecniche. Sulla stessa falsa riga quello dell’avvocato Francesco Gioffrè, intervenuto in difesa di D’Amico. Da ultimo, toccherà all’avvocato Antonio Sofo, intervenire in difesa di Carmelo Stracuzzi, coordinatore del Collegio dei Revisori dei Conti, negli anni del “Modello Reggio”.Il 13 marzo, invece, toccherà all’avvocato Aldo Labate intervenire in difesa di Scopelliti. L’avvocato e senatore Nico D’Ascola ha invece preannunciato il deposito di una memoria scritta. Poi il tempo delle parole dovrebbe essere finito: il Tribunale dovrebbe entrare in camera di consiglio per la sentenza. 

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