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La caserma fantasma di Cutro

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CUTRO (KR) – «Questo progetto risale al 1998, allora ero al militare, facevo il fante…». Ci scherza su, Matteo Salvini, dopo aver visitato la caserma dell’Esercito incompiuta, uno spreco di 20 milioni di euro materializzatosi in quelle 9 palazzine per 96 alloggi vuoti a dodici anni da dal collaudo.

La proposta di riconversione ce l’ha e l’ha tirata fuori dopo uno scambio di idee con il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, e il commissario provinciale della Lega, Cataldo Calabretta, ed è quello di realizzare in vece della caserma, che mai si farà, un incubatore di start-up.

«La Regione ha pronti non uno ma dieci milioni per un laboratorio per le giovani imprese», assicura il leader del Carroccio. «Vogliamo riportare vita, sicurezza e lavoro. Qua ci sono 96 alloggi grandi, nuovi, ognuno con quattro, forse cinque locali. Chiamerò il ministro della Difesa, proprietario dell’area, e il comandante dell’Arma, perché qua si paga un privato e i carabinieri si potrebbero trasferire. Arriveranno carabinieri, studenti, giovani».

Il riferimento è al fitto di 70mila euro annui che la Difesa paga per la Stazione locale dell’Arma, ma questo è un punto che era già stato messo a verbale durante una riunione tra il Geniodife e il commissario straordinario del Comune, Domenico Mannino. Il prefetto Mannino ha anche vincolato il Governo a realizzare un’opera equivalente in termini di benefici per la comunità essendo venuta meno la necessità di un insediamento militare come quello che era stato programmato oltre 20 anni fa dopo la riforma della leva obbligatoria. La novità è il progetto a cui la Regione lavora intensamente, a dire di Spirlì.

«Non ne voglio parlare adesso, parleremo quando avremo pronto tutto», dice a margine, al Quotidiano. Tirata fuori a poche settimane dal voto, la proposta dell’incubatore di imprese, qualora venisse davvero concretizzata, contribuirebbe a scongiurare un danno erariale di 20 milioni, mentre le erbacce invadono l’area militare e le palazzine ai cui citofoni non risponde nessuno restano esposte alle intemperie e continuano a deteriorarsi.

Ma la tappa di Cutro è anche l’occasione per affrontare due temi caldi in Calabria. Il commissariamento della sanità? «Sono felice che Conte abbia cambiato idea, meglio tardi che mai, ma visto che il M5S è al governo ci dicano cosa vogliono fare per riportare alla guida degli ospedali calabresi dirigenti e medici di questa regione». Il ticket Occhiuto-Spirlì? Dopo la recente uscita della Meloni, Salvini ricorda che «a casa mia i patti si rispettano». E poi «Nino sta lavorando bene, ha preso in mano questa regione durante una doppia tragedia, la morte di Iole Santelli e la pandemia».

Soltanto boutade elettorale l’idea della riconversione della caserma? «Non mi interessa fare sfilate a Cutro, di cui si parla solo per fatti di cronaca o di malavita e dove spero si possa presto votare perché bisogna avere fiducia dei cittadini», dice con riferimento al commissariamento dell’ente dopo lo scioglimento per ingerenze ‘ndranghetistiche. «Spero di tornare tra qualche mese per vedere cosa abbiamo fatto». E se della vittoria del centrodestra si dice certo, altrettanta certezza manifesta circa il suo posto alla guida della Lega dopo la bufera sul green pass. «I parlamentari della Lega sono liberi, il partito non è una caserma come quella di cui abbiamo parlato finora».

96 alloggi finiti da 12 anni e spreco da 20 milioni

L’Esercito era venuto a Cutro per dire al Comune e agli altri enti locali sottoscrittori di un accordo di programma risalente al lontano giugno 2000 che voleva sfilarsi dall’intesa. O, meglio, «svincolarsi». Vedete voi che farne di una cattedrale del deserto costata 20 milioni di euro: questo era il mandato del generale Giancarlo Gambardella, direttore del Geniodife. Mentre una decina di Rambo in mimetica vigilano il perimetro, da oltre dieci anni, infatti, sono ultimati 96 alloggi mai utilizzati, perché il progetto per realizzare una caserma che avrebbe dovuto accogliere un reggimento di fanteria non è mai stato ultimato. L’immobile è in preda al deterioramento per la mancata manutenzione e Cutro i tacchi non li batterà mai né si metterà sull’at-tenti. L’Esercito voleva dotare l’accordo – il cui principale artefice fu l’ex sindaco Salvatore Migale – di un «nuovo vestito», perché quello stipulato 21 anni fa nasceva su un presupposto venuto meno, essendo ormai il modello di reclutamento cambiato: avviene su base volontaria, e non c’è più l’obbligo di leva. «Ben consapevole dei soldi spesi dal Comune», si diceva il generale, ed è messo pure a verbale, ma «è ormai cessato l’interesse dell’Esercito in considerazione del fatto che non realizzerà più una caserma». Ecco perché il generale chiedeva ai partecipanti all’incontro – il commissario straordinario del Comune, Domenico Mannico, il presidente facente funzioni della Provincia, Simone Saporito, mentre era assente la Regione Calabria – di modificare l’accordo, nel senso di considerarlo chiuso.

Ma ha battuto i pugni sul tavolo il commissario Mannino, evidenziando che il Comune ha speso oltre 4 milioni per oneri di urbanizzazione e minacciando azioni risarcitorie, ma, soprattutto, chiedendo un impegno a realizzare opere equivalenti in termini di benefici per la comunità. Da quella cittadella militare si sarebbe dipanata una prospettiva di sviluppo, perché a Cutro si sarebbero trasferiti centinaia di ufficiali con le loro famiglie. «L’accordo di programma rappresenta un impegno per tutti», è detto sempre nel verbale, ma questo è il virgolettato attribuito a Mannino, che ha pertanto chiesto una verifica di quali opportunità possano aprirsi per il territorio. Il collegio di vigilanza, ha insistito il prefetto in quiescenza, non ha il potere di chiudere l’accordo né è «sufficiente» il «semplice recesso» da parte della Difesa. Morale della favola, alla fine il generale ha sostenuto che la Difesa non è più competente a individuare le modalità di utilizzazione degli immobili e così nel collegio di vigilanza è stato inserito il Demanio. Nelle more dell’individuazione di un «obiettivo equivalente», il generale ha peraltro condiviso l’ipotesi di utilizzare la caserma come alloggio per i contingenti attualmente ospitati in alberghi del territorio convenzionati. Una eventualità che peraltro farebbe risparmiare un po’ di soldini allo Stato.

Oggi che il modello di difesa è totalmente professionale sono, dunque, venute meno le motivazioni a base dell’originario progetto. Non c’è è più bisogno di una caserma come quella che si voleva fare a Cutro. Il programma si è fermato alla progettazione del secondo lotto, quello relativo alla caserma vera e propria, mentre l’avveniristica terza tranche di interventi, stando al protocollo d’intesa, con cui venivano messi a disposizione 140 miliardi di ex lire, si riferiva all’area addestrativa con annesso centro sportivo che mai vedranno la luce.

L’ex sindaco Migale, che coltivò a lungo l’idea della cittadella militare anche per la ricaduta in termini economici e fu il principale artefice dell’iter iniziato con un accordo quadro sottoscritto nel lontano 1998 insieme all’allora ministro della Difesa Beniamino Andreatta, manifestò un forte dissenso rispetto alle motivazioni che indussero uno dei suoi successori al Dicastero, Ignazio La Russa, a non mantenere gli impegni assunti, all’indomani della pubblicazione del pre-bando per l’appalto del secondo lotto che riguardava specificamente la costruzione della caserma, dopo che l’amministrazione comunale aveva espropriato un’area di 80 ettari e aveva investito quattro milioni in una variante al Prg. Nel corso della consiliatura terminata un anno fa con lo scioglimento per le dimissioni del sindaco Salvatore Di Vuono, l’amministrazione comunale è stata impegnata in una serie di incontri sempre alla Difesa, insieme a rappresentanti dell’Unical e dell’università Federico II di Napoli, per la valutazione di un progetto di riconversione, ma, che se ne sappia, non sono stati mai presentati studi di fattibilità sui laboratori di ricerca e la smart city di cui si è favoleggiato. Gli ex amministratori peraltro proponevano di utilizzare una delle palazzine come caserma dei carabinieri della Stazione locale, attualmente alloggiati in un immobile privato in via Perugia, ciò che avrebbe fatto risparmiare un oneroso canone di locazione all’Arma.

Oggi al posto della giunta comunale c’è una commissione straordinaria insediatasi in seguito allo scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose. La guida il prefetto Mannino che al tavolo ha battuto con particolare vigore su un tasto: «non ci si può accontentare di mettere in affitto le palazzine». E «occorre una visione più ampia della destinazione del compendio immobiliare»; puntare a «un obiettivo equipollente».

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