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 ROMA, 6 MAR – Dirigente scolastica condannata per aver sospeso dal servizio una docente ‘colpevolè di essersi opposta alla sospensione di un alunno. A dichiarare nulla la sanzione disciplinare di 10 giorni inflitta all’insegnante di un istituto superiore lucano è stato il tribunale di Potenza con una sentenza emessa il 4 marzo scorso. Ne dà notizia la Gilda spiegando che la docente era stata ingiustamente ‘punità perchè durante un consiglio di classe, quindi nel pieno esercizio delle sue funzioni istituzionali, aveva espresso un’opinione diversa da quella della dirigente scolastica. 
Il giudice del lavoro, accogliendo il ricorso presentato dall’insegnante, ha decretato nulla la sanzione disciplinare e ha disposto il pagamento dello stipendio e dei contributi previdenziali sottratti alla docente durante i dieci giorni di sospensione. 
“Il provvedimento disciplinare esercitato dalla dirigente – si legge nella sentenza – risulta in aperto contrasto con i principi fondamentali stabiliti dall’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori”. E ancora, nelle conclusioni: “Non appare sufficientemente specificata la fonte normativa del potere disciplinare esercitato e appare evidente che quest’ultimo sia stato esercitato al di fuori delle norme che avrebbero dovuto trovare applicazione”. 
“Dopo la riforma Brunetta – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – l’abuso delle sanzioni disciplinari sta diventando un problema sempre più diffuso ma purtroppo ignorato dal ministero dell’Istruzione e dagli uffici scolastici territoriali. Sarebbe bene che il ministro Giannini, prima di ampliare i poteri dei dirigenti, si informasse sulla reale situazione delle scuole”. (ANSA).

Dirigente scolastica condannata per aver sospeso dal servizio una docente “colpevole” di essersi opposta alla sospensione di un alunno. 

 

A dichiarare nulla la sanzione disciplinare di 10 giorni inflitta all’insegnante di un istituto superiore lucano è stato il tribunale di Potenza con una sentenza emessa il 4 marzo scorso. 

Ne dà notizia la Gilda spiegando che la docente era stata ingiustamente «punita perchè durante un consiglio di classe, quindi nel pieno esercizio delle sue funzioni istituzionali, aveva espresso un’opinione diversa da quella della dirigente scolastica». 

Il giudice del lavoro, accogliendo il ricorso presentato dall’insegnante, ha decretato nulla la sanzione disciplinare e ha disposto il pagamento dello stipendio e dei contributi previdenziali sottratti alla docente durante i dieci giorni di sospensione. 

«Il provvedimento disciplinare esercitato dalla dirigente – si legge nella sentenza – risulta in aperto contrasto con i principi fondamentali stabiliti dall’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori». 

E ancora, nelle conclusioni: «Non appare sufficientemente specificata la fonte normativa del potere disciplinare esercitato e appare evidente che quest’ultimo sia stato esercitato al di fuori delle norme che avrebbero dovuto trovare applicazione». 

«Dopo la riforma Brunetta – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – l’abuso delle sanzioni disciplinari sta diventando un problema sempre più diffuso ma purtroppo ignorato dal ministero dell’Istruzione e dagli uffici scolastici territoriali. Sarebbe bene che il ministro Giannini, prima di ampliare i poteri dei dirigenti, si informasse sulla reale situazione delle scuole».

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