Il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi
5 minuti per la letturaLA CALABRIA è la regione con il maggior numero di scuole – 1.286 per l’esattezza – in zona 1, quella ad altissimo rischio sismico, ma è tra le regioni con il minor numero di certificazioni di sicurezza. È solo uno dei moltissimi dati del XIX Rapporto di Cittadinanzattiva sullo stato di salute delle scuole italiane. Rapporto che quest’anno dedica un focus anche agli asili nido pubblici e privati, sui quali mancano informazioni ufficiali e che hanno dovuto fare i conti con gli innumerevoli cambiamenti organizzativi messi in atto per fronteggiare l’emergenza Covid.
Secondo il Rapporto, i numeri complessivi relativi all’edilizia scolastica destano ancora allarme: oltre la metà delle scuole italiane sono senza certificazioni, 17mila classi risultano sovraffollate e nell’ultimo anno scolastico si sono verificati 35 episodi di crolli (tre al mese) da nord a sud. E se il 54% degli istituti scolastici è privo del certificato di agibilità statica, il 59% di quello di prevenzione incendi ed il 39% è senza collaudo statico, la forbice nord/sud è in molti casi ancora troppo ampia.
La conferma arriva dai dati 2019 relativi ai 40.160 edifici scolastici censiti dal Ministero dell’Istruzione ed elaborati da Cittadinanzattiva, che mettono in luce come per l’agibilità sismica, tra il Sud e le Isole, si oscilla dal 17% in Sardegna (con il Lazio al 14%) ad un massimo del 40% solo per la Basilicata, mentre la Calabria resta al 21% e la Campania al 33%. In Valle D’Aosta troviamo 82% delle scuole certificate per l’agibilità e quasi tutte le regioni del Nord che superano il 50% di certificazioni. Il collaudo statico supera il 70% di edifici certificati in Piemonte e Lombardia, ma resta al 34% in Campania e sotto il 50% in Calabria e Sicilia, con Sardegna e Lazio (la peggiore, al 30%) ai minimi. Tutto ciò, tenuto conto che sono 17.343, pari al 43% del totale, le scuole che nel nostro Paese si trovano in zone ad elevata sismicità. Notizie incoraggianti arrivano sulla ricostruzione degli istituti scolastici colpiti dal sisma del 2016: gli interventi in corso o programmati riguardano 433 istituti, con un impegno di spesa di 1,2 miliardi di euro.
Un altro dato del Rapporto riguarda il sovraffollamento e ci dice che il nuovo anno scolastico è iniziato con 460mila bambini e ragazzi che studiano in 17mila classi con più di 25 alunni. Il problema è concentrato soprattutto nelle scuole superiori, dove il 7% delle classi è in sovrannumero, con le maggiori criticità nelle regioni più popolose, come la Lombardia (con 1889 classi over25), l’Emilia Romagna (1131) e la Campania (1028).
«Il Presidente della Repubblica, all’inaugurazione dell’anno scolastico a Pizzo Calabro, ha affermato che questo sarà un anno speciale per la scuola. Lo potrà essere, a nostro avviso, solo se le istituzioni nazionali, regionali e locali svolgeranno responsabilmente e con competenza il proprio ruolo, garantendo trasparenza nel processo, nella scelta dei progetti e negli investimenti riguardanti il sistema educativo e scolastico – dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva – lo potrà essere, soprattutto, se le istituzioni avvieranno processi partecipativi con tutti gli attori della scuola per individuare le scelte via via necessarie, gli interventi più urgenti a partire dalle esigenze specifiche espresse dalle comunità scolastiche locali. Ciò fino ad oggi non è stato fatto».
Anche dal focus sugli asili nido emergono diverse criticità e disparità territoriali. Attraverso l’accesso civico rivolto ai Comuni, Cittadinanzattiva ha ottenuto informazioni su 1305 nidi – il 12% del totale degli asili pubblici e privati del nostro Paese – in merito alla sicurezza strutturale ed interna ed alla rimodulazione di spazi e servizi a causa del covid. Il 44% dei nidi monitorati è ospitato in strutture costruite dal 1976 e sul possesso delle certificazioni e i dati descrivono una situazione migliore rispetto a quella degli edifici scolastici. Il 56% possiede la certificazione di agibilità, rispetto al 42% degli edifici scolastici e il certificato di prevenzione incendi è presente nel 51% dei nidi, rispetto al 36% degli edifici scolastici. Se gli edifici che ospitano i nidi sono di più recente costruzione e situati nel 62% dei casi a piano terra, gli interventi di miglioramento e adeguamento sismici hanno riguardato soltanto il 6% delle strutture, mentre solo il 18% ha effettuato le indagini diagnostiche di soffitti e solai.
Scendendo nel dettaglio, ritroviamo anche i gap regionali. Sulla sicurezza interna, ad esempio, l’82% degli asili nido ha redatto il documento di valutazione dei rischi, ma mentre Friuli e Basilicata raggiungono il 100%, la Calabria è ferma al 50%. E se il 74% circa ha il piano di emergenza e l’82% la segnaletica di sicurezza, per entrambe le voci la percentuale in Calabria è appena del 25%. Le prove di evacuazione vengono effettuate solo nel 52% degli asili (bene il Friuli con l’89% e la Basilicata con l’80%, ma restano molto indietro Sicilia, Abruzzo, Campania e Lazio, tutte ferme sotto la soglia del 30%. In Calabria nessun asilo ha effettuato tali prove. Nonostante episodi di maltrattamenti verso i bambini in diverse nidi e scuole dell’infanzia, sistemi di videosorveglianza interni sono presenti solo nel 2% dei casi.
Un altro dato di imparzialità geografica riguarda il funzionamento degli asili sotto emergenza. Nel 75% dei casi i Comuni, nel corso del 2021, ne hanno garantito il pieno funzionamento degli asili nido, ma tra le eccezioni c’è la Campania, in cui solo nel 38% dei casi si è riusciti a garantire il servizio (in 9 casi è stato sospeso) e la Puglia, nel 45% dei nidi. Per contro Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Liguria hanno garantito il servizio con gli orari consueti nel 100% dei casi, seguite da Umbria (98%), Trentino Alto Adige (96%), Piemonte (89%), Lombardia (83%). Nelle restanti regioni il dato si attesta oltre il 50%.
Un quadro generale rispetto al quale le principali richieste di Cittadinanzattiva riguardano lo stop alle classi in sovrannumero, la prosecuzione delle verifiche di vulnerabilità, l’inserimento dei nidi nell’Anagrafe come condizione imprescindibile per accedere ai fondi pubblici (soprattutto del PNRR), l’eliminazione dei seggi elettorali in tutte le scuole interessate dal voto.
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