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SE le reazioni da “anni di piombo” siano da considerarsi peggiori di una misura da caccia alle streghe forse ce lo dovrebbero argomentare molto meglio quelli (“Movimento per la vita” e centri di aiuto alla vita) che si arrogano il ruolo di unici paladini senza macchia e senza paura, offendendo di fatto tutte le donne, ed in particolare quelle della sinistra della nostra regione, stigmatizzate in sostanza come potenziali assassine, prive di valori e pronte a “proteste aspre, accese e risentite” contro chi, invece, piamente si preoccupa di tutela della maternità e della vita nascente. Se alla base della proposta di legge regionale in questione non ci fosse un dato ideologico, i primi a doversi accorgere che si tratta di una proposta a dir poco oscena (un vero e proprio aborto, tanto per restare in tema) dovrebbero essere proprio quelli che credono di occuparsi di tutela della maternità, perché dovrebbero ripensare seriamente al proprio ruolo ed accorgersi di essere sostanzialmente inutili se convinti che la scelta della vita può passare per la modica cifra di 4500 € suddivisa in piccole e comode rate mensili.
“Un problema reale della nostra società è il notevole calo demografico che si registra a livello nazionale ma ancora più in particolare a livello della nostra Regione. A ciò contribuisce anche l’interruzione volontaria della gravidanza permessa dalla legge 194/78 che, al di là di ogni considerazione etica e ideologica, costituisce un trauma che interpella tutti, cattolici e laici”. Questo è l’incipit della relazione della proposta di legge denominata “Misure di sostegno sociale alla maternità e alla natalità” di iniziativa dei consiglieri regionali Pace e Bradascio. Un incipit che basterebbe da sé a smascherare non solo il dato ideologico (“legge 194/78 che, al di là di ogni considerazione etica e ideologica, costituisce un trauma…” è la classica excusatio non petita di un’accusatio manifesta), ma, cosa che dovrebbe apparire persino peggiore, l’approssimazione e il “ciambottismo” becero di chi mette in relazione lo spopolamento della Basilicata con l’interruzione volontaria della gravidanza, quasi che una silente e ciclica strage degli innocenti privasse annualmente i nostri paesi, ormai troppo spesso abbandonati al loro destino di morte, dei teneri virgulti di un possibile ricambio generazionale. “A ciò contribuisce anche” scrivono Pace e Bradascio, come se dietro a quell’anche si potessero far sparire le innumerevoli difficoltà che le donne incontrano in quella loro condizione che assai efficacemente Lucia Serino ha definito di semilibertà. Poi, in una sorta di delirante ottimismo, i due consiglieri scrivono nell’articolo 1 che “La presente legge si prefigge di tutelare la maternità e la vita umana fin dal concepimento e di garantire interventi di sostegno alla maternità e paternità e al benessere del bambino, rimuovendo le cause di ordine sociale, psicologico ed economico che possono ostacolare una procreazione consapevole e determinare l’interruzione della gravidanza”. Problemi sociali, psicologici ed economici, insomma, rimossi col potente colpo di spugna di 250 € mensili; sarebbe d’obbligo, dunque, per i consiglieri domandarsi quanta felicità sociale, economica e psicologica si potrebbe dispensare impiegando per la comunità quelle migliaia e migliaia di euro che in modo più o meno ortodosso vengono spesi per la politica; oppure domandarsi se ci credono almeno loro in quello che hanno scritto o se, piuttosto, quattro chiacchiere sono state imbastite in omaggio ad una visione maschilista e retrograda della condizione e del ruolo della donna. Ma sull’intero documento si potrebbe scrivere un poema; i tre punti dell’articolo 7 nonché i punti 2 e 3 dell’articolo 11, ad esempio, la dicono lunga sulle pressioni e sulla violazione della privacy a cui sarebbero sottoposte le donne potenziali beneficiarie di questa legge.
In sostanza si può essere d’accordo solo sull’articolo 15, la dichiarazione d’urgenza. È urgente, infatti, mettere da parte tanta approssimazione e cialtroneria istituzionale ed imparare che –diciamolo con un’espressione pseudo renziana- il fare tanto per fare è peggio del non fare. E in questo caso sul tanto per fare si è creata una larghissima intesa che vede uniti ai consiglieri del centrodestra persino i pentastellati insieme a quelli del Pd e di Realtà Italia. C’è da scommeterci che con tanta lungimiranza politica la Basilicata non sopravviverà a lungo. E non sarà colpa della 194.
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