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MATERA – IL teatro del borgo La Martella non è soltanto un progetto finanziato dal Piano della città, finanziato dal Governo nel 2013. E’ anche il “risarcimento morale” che Matera deve ad uno degli urbanisti innovatori che tanto diedero alla città all’atto della sua trasformazione sociale nel 1952 con il processo di svuotamento dei Sassi.

I lavori, diretti da Luigi Belgrano, dovrebbero concludersi dopo Pasqua e restituire alla città un luogo destinato a diventare spazio funzionale e aperto alle differenti iniziative che la comunità vorrà ospitare. Fondamentale, in questo processo, la concezione di luogo non tradizionalmente concepito come teatro riservato solo alle rappresentazioni. Ne è convinta l’assessore comunale all’Urbanistica, Ina Macaione che è riuscita ad intercettare i fondi del Piano città, utili anche alla realizzazione della scuola di via Bramante. In tutto, per i lavori al borgo, circa 5 milioni di euro che giungono a completamento dell’accordo di programma che nacque nel 1999 con il quale furono previsti anche altri interventi tra cui la sistemazione di strade, fogne e marciapiedi. «C’è solo una parte non compresa in quelle somme – si lamenta l’assessore – il plesso scolastico che spero però di recuperare con  l’Fsc (Fondo di sviluppo e coesione). Con il Piano città riusciremo, almeno,  a sistemare le aree esterne».

I lavori del  teatro di La Martella, dunque, procedono, aggiunge Ina Macaione.

«Avevo visitato il cantiere prima di Natale – spiega – e tutte le parti strutturali erano in fase di completamento. Mi dicono che gli intonaci (interno ed esterni) sono già stati  ultimati. Il Piano delle città ci consentirà di sistemare anche il restauro filologico della fontana di Quaroni. Sono stati recuperati i suoi disegni e la realizzeremo così come lui l’ha voluta.

Sto spingendo affinchè la piazza diventi spazio pedonale. Nel bando dell’appalto farò in modo che vengano descritte le pavimentazioni che recupereranno il disegno originale».

La struttura non sarà limitata al solo spazio coperto. «C’ è anche un’area esterna che avrebbe dovuto fungere da cinema all’aperto. Stiamo riqualificando anche quello. Nel progetto è previsto anche il riuso.

Siamo riusciti a lasciare intatte le dimensioni di un piccolo teatro di campagna,  ma sto spingendo affinchè le sedute siano mobili in modo da consentirne un uso più adatto. Il direttore dei lavori sta cercando di rimanere il più vicino  possibile alla concezione rurale della struttura, un po’ spartana. Potremo così usarlo come luogo per altri eventi». Il tema forte, leit motif della gestione di Ina Macaione del settore urbanistico, è quello della rivitalizzazione dei rioni storici della città tanto che nelle sue intenzioni c’è quella di coinvolgere la Regione in forme di sostegno per coloro che contribuiscono a mantenere il livello storico dei quartieri. «Penso non solo a Spine Bianche ma anche  a rioni come Serra Venerdì – spiega l’assessore.

 

LA STORIA: IL BORGO LONTANO DALLA CITTA’ PER TROPPO TEMPO

Ludovico Quaroni la descrisse così: «Sulla sommità della  collinetta s’impianta il centro del Borgo, con un edificio  sociale al centro, mentre ai suoi lati si sviluppano due  braccia minori, uno destinato invece ad un piccolo albergo con ristorante…Più verso ovest la chiesa, con la canonica  e con la piazzetta del sagrato davanti». Il borgo della Martella deve al celebre architetto la concezione, avveniristica dell’epoca, di un luogo che non avrebbe dovuto solo accogliere gli “esuli” dai Sassi ma trasformarli in protagonisti della crescita della comunità. Nel tempo, quel borgo ha vissuto invece una trasformazione meno organica e certamente poco avvenirsitica in cui l’idea del vicinato, tanto vicina alla cultura locale, ha lasciato il posto alla periferia quasi completamente dimenticata.

Federico Gorio, che con Quaroni aveva progettato quel quartiere, affrontando un aspetto come quello del rapporto residenza-lavoro mediante l’inserimento, in un programma più vasto di ridistribuzione degli insediamenti.

La scelta del luogo in cui far nascere quel rione, come descritto su “Immagini e temi di architettura contemporanea” privilegiò la «Sommità di una piccola collina visibile dal centro urbano  e distante da esso pochi chilometri. Quaroni – prosegue il testo – progettò un borgo con caratteri urbani ben definiti, posto simbolicamente in posizione baricentrica e sommitale rispetto al territorio agricolo circostante».

proprio il rapporto con la terra, tanto caro alal comunità materana, divenne infatti elemento non marginale di quel progetto che oggi potrebbe tornare a riprendere quel filo interrotto per troppi anni. 

a.ciervo@luedi.it

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