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LAGONEGRO – Le chiazze di sangue che ancora ieri erano ben visibili sulla strada danno il senso di quanto successo mercoledì sera. Una tragedia che ha lasciato nello sgomento un’intera comunità. Una morte, quella di Pasqualino Di Silvio, che a molti è sembrata tanto assurda quanto evitabile. Protagoniste della vicenda sono due famiglie di Lagonegro: quella del ragazzo morto e i Viceconte. Pare – gli inquirenti stanno ancora indagando – che tra i due nuclei familiari non ci fosse alcun tipo di precedente. Tutto è iniziato fuori dal locale “La Gioconda” a pochi passi dal tribunale intorno alle 19 di mercoledì. Uno “sguardo” e alcune parole di troppo avrebbero scatenato un diverbio tra Antonio detto Tony Di Silvio di 20 anni e Giuseppe Viceconte di 30 che, in quel momento, era in compagnia di Nicola, il padre cinquantasettenne. Tra i due ci sarebbe stata anche una piccola colluttazione durata qualche minuto. Sembrava tutto finito, invece, passato qualche minuto e poco distanti dal locale, sono arrivati il padre di Tony, Nicolino Di Silvio e il fratello minore Pasqualino. A quel punto la rissa sarebbe subito degenerata anche perchè sarebbero stati usati oggetti contundenti. Sono spuntati infatti un coltello, una mazza ferrata e un bastone. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Lagonegro al comando del capitano Luigi Salvati Tanagro, durante la colluttazione Nicola Viceconte con un coltello avrebbe colpito il diciannovenne  al collo e al torace e quasi contemporaneamente sarebbe stato centrato con un bastone dal padre del ragazzo. Pasqualino Di Silvio è stato subito trasportato presso l’ospedale di Lagonegro dai propri familiari. Nel nosocomio è stato immediamente sottoposto a un intervento chirurgico che ha potuto fare ben poco: ai medici, infatti non è rimasto altro che dichiarare la morte del ragazzo. Nicola Viceconte, che è stato medicato nell’immediato dai sanitari del 118 arrivati sul posto, è stato trasportato successivamente all’ospedale San Carlo di Potenza. Le sue condizioni che in un primo momento sembravano molto gravi, sono stazionarie e secondo quanto si è appreso non dovrebbe essere in pericolo di vita. Nel frattempo i militari dell’Arma oltre ad aver portato in caserma gli altri membri delle famiglie protagoniste della rissa, hanno interrogato diversi testimoni. Intorno alle 3.30 della notte tra mercoledì e giovedì si è conclusa l’attività di polizia giudiziaria con gli arresti di Nicola e Giuseppe Viceconte con l’accusa di concorso in omicidio e rissa e di Nicolino e Antonio Di Silvio per tentato omicidio in concorso e rissa. Il coltello, la mazza ferrata ed il bastone in legno branditi nel corso della rissa sono stati posti sotto sequestro. Antonio e Nicolino Di Silvio, su disposizione del procuratore della Repubblica di Lagonegro, Vittorio Russo e del sostituto procuratore, Francesco Greco, sono stati associati presso la casa circondariale di Sala Consilina. Per Giuseppe Viceconte invece si sono spalancate le porte del carcere di Potenza. Il padre di quest’ultimo, Nicola, è ricoverato presso il San Carlo, piantonato dai militari dell’Arma. Nella tarda mattinata di ieri è stata eseguita sul corpo del ragazzo l’autopsia. Oltre agli avvocati della vittima, c’erano parenti e amici del ragazzo. Per i risultati si dovrà attendere qualche giorno anche se restano pochi dubbi sulla morte di Pasqualino Di Silvio: le ferite profonde riportate a seguito dell’accoltellamento e la conseguente perdita di sangue, avrebbe fatto spirare il giovane ragazzo che a ottobre avrebbe compiuto 19 anni. 
Fabio Falabella

 

LAGONEGRO – Le chiazze di sangue che ancora ieri erano ben visibili sulla strada danno il senso di quanto successo mercoledì sera. Una tragedia che ha lasciato nello sgomento un’intera comunità. Una morte, quella di Pasqualino Di Silvio, che a molti è sembrata tanto assurda quanto evitabile. Protagoniste della vicenda sono due famiglie di Lagonegro: quella del ragazzo morto e i Viceconte. Pare – gli inquirenti stanno ancora indagando – che tra i due nuclei familiari non ci fosse alcun tipo di precedente. Tutto è iniziato fuori dal locale “La Gioconda” a pochi passi dal tribunale intorno alle 19 di mercoledì. Uno “sguardo” e alcune parole di troppo avrebbero scatenato un diverbio tra Antonio detto Tony Di Silvio di 20 anni e Giuseppe Viceconte di 30 che, in quel momento, era in compagnia di Nicola, il padre cinquantasettenne. Tra i due ci sarebbe stata anche una piccola colluttazione durata qualche minuto. Sembrava tutto finito, invece, passato qualche minuto e poco distanti dal locale, sono arrivati il padre di Tony, Nicolino Di Silvio e il fratello minore Pasqualino. A quel punto la rissa sarebbe subito degenerata anche perchè sarebbero stati usati oggetti contundenti. Sono spuntati infatti un coltello, una mazza ferrata e un bastone. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Lagonegro al comando del capitano Luigi Salvati Tanagro, durante la colluttazione Nicola Viceconte con un coltello avrebbe colpito il diciannovenne  al collo e al torace e quasi contemporaneamente sarebbe stato centrato con un bastone dal padre del ragazzo. Pasqualino Di Silvio è stato subito trasportato presso l’ospedale di Lagonegro dai propri familiari. Nel nosocomio è stato immediamente sottoposto a un intervento chirurgico che ha potuto fare ben poco: ai medici, infatti non è rimasto altro che dichiarare la morte del ragazzo. Nicola Viceconte, che è stato medicato nell’immediato dai sanitari del 118 arrivati sul posto, è stato trasportato successivamente all’ospedale San Carlo di Potenza. Le sue condizioni che in un primo momento sembravano molto gravi, sono stazionarie e secondo quanto si è appreso non dovrebbe essere in pericolo di vita. Nel frattempo i militari dell’Arma oltre ad aver portato in caserma gli altri membri delle famiglie protagoniste della rissa, hanno interrogato diversi testimoni. Intorno alle 3.30 della notte tra mercoledì e giovedì si è conclusa l’attività di polizia giudiziaria con gli arresti di Nicola e Giuseppe Viceconte con l’accusa di concorso in omicidio e rissa e di Nicolino e Antonio Di Silvio per tentato omicidio in concorso e rissa. Il coltello, la mazza ferrata ed il bastone in legno branditi nel corso della rissa sono stati posti sotto sequestro. Antonio e Nicolino Di Silvio, su disposizione del procuratore della Repubblica di Lagonegro, Vittorio Russo e del sostituto procuratore, Francesco Greco, sono stati associati presso la casa circondariale di Sala Consilina. Per Giuseppe Viceconte invece si sono spalancate le porte del carcere di Potenza. Il padre di quest’ultimo, Nicola, è ricoverato presso il San Carlo, piantonato dai militari dell’Arma. Nella tarda mattinata di ieri è stata eseguita sul corpo del ragazzo l’autopsia. Oltre agli avvocati della vittima, c’erano parenti e amici del ragazzo. Per i risultati si dovrà attendere qualche giorno anche se restano pochi dubbi sulla morte di Pasqualino Di Silvio: le ferite profonde riportate a seguito dell’accoltellamento e la conseguente perdita di sangue, avrebbe fatto spirare il giovane ragazzo che a ottobre avrebbe compiuto 19 anni.

I FAMILIARI DESCRIVONO LA GIOVANE VITTIMA: “AIUTAVA LE VECCHIETTE A FARE LA SPESA”

Dagli occhi dei parenti  del giovane 19enne Pasqualino Di Silvio, colpito a morte durante una rissa e deceduto dopo pochi minuti all’ospedale di Lagonegro, traspare solo tanto dolore e un immenso sconcerto per quanto accaduto nel pomeriggio di mercoledì nei pressi del locale  “La Gioconda”.

La madre del ragazzo è disperata, rimasta improvvisamente da sola con la figlia più piccola, dal momento che il marito ed il figlio maggiore sono attualmente detenuti presso la Casa Circondariale di Sala Consilina accusati a loro volta di tentato omicidio.

Non se l’è sentita per ora di rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda, distrutta dalla sofferenza e ancora in un comprensibile stato di shock. Parlano invece gli zii del ragazzo.

I familiari descrivono Pasquale come un bravo ragazzo, pieno di vita, educato, buono, maturo e sempre disponibile.

L’amico di tutti, insomma, che si sarebbe trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era lì soltanto per difendere i suoi familiari. Era uno studente del quarto anno dell’Istituto Alberghiero, ma, contemporaneamente, lavorava presso l’agriturismo “Valsirino” per pagarsi gli studi e permettersi qualche sfizio innocente, come un nuovo telefono cellulare per cui aveva fatto tanti sacrifici: virtù poco comune per un ragazzo della sua età, che ne mette in evidenza le doti di abnegazione ed impegno. Secondo gli zii, Pasquale «era un ragazzo d’oro, la gioia della famiglia e l’anima delle serate passate in compagnia» tanto che ci confidano, scherzando gli proponevano continuamente di andare a Zelig. «Buono, amico di tutti, sempre lontano da situazioni pericolose aiutava anche le vecchiette del suo palazzo a fare la spesa a trasportare in casa la legna ed a compiere piccoli lavoretti domestici»: addirittura, per il suo diciottesimo compleanno non aveva voluto la festa per contribuire, con i suoi risparmi, alla situazione finanziaria dei genitori e pagarsi da solo la patente. Nessuno riesce a spiegarsi come sia potuto accadere, come una  discussione da bar, per quanto deprecabile sia finita in tragedia. Una tragedia che colpisce al cuore due famiglie  e che ha lasciato nello sgomento una intera comunità.

 

 

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