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La scuola di Portosalvo a rischio abbattimento

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VIBO VALENTIA – La notizia, che ha del clamoroso, è piombata come un fulmine a ciel sereno e sarà inevitabilmente ad alzare un polverone.

Dopo aver speso 100mila euro per l’efficientamento energetico del tetto e in generale per la messa in sicurezza dell’edificio, la scuola di Portosalvo, che ospita circa 120 persone, tra alunni di infanzia e primaria, e corpo docente, non potrà aprire.

Non solo: secondo quanto avrebbero accertato gli ispettori del Comune – che hanno effettuato i controlli a ridosso dello scorso ferragosto – la copertura sarebbe addirittura a rischio implosione, vale a dire che potrebbe collassare su se stessa.

La comunicazione sarebbe arrivata a Palazzo Razza nelle ultime 48 ore e, di fatto, crea un bel problema all’Amministrazione guidata da Maria Limardo – a tre giorni dall’avvio dell’anno didattico – senza considerare i disagi sia per gli addetti ai lavori che per i genitori dei bambini, rimasti tutti senza parole. I primi in particolare, da due settimane a questa parte hanno frequentato i locali e insieme ai piccoli hanno occupato gli stessi fino a giugno scorso, del tutto ignari del potenziale pericolo. 

Problemi strutturali gravissimi – secondo quanto riporterebbe la relazione dei tecnici – che hanno indotto immediatamente il Comune ad informare i vertici dell’istituto scolastico, vale a dire la preside Maria Salvia e il vice Andrea Mamone (il plesso dipende infatti dalla “Vespucci” di Vibo Marina) che a sua volta ha subito convocato il corpo docente per informarlo di non recarsi più nell’edificio già da ieri mattina perché la struttura potrebbe anche essere rasa al suolo. Tutto dipenderà dalle stime che si faranno: insomma se converrà investire altri soldi per rifare completamente gli interventi oppure lasciare perdere e mettere in azione le ruspe.

Si è, quindi, ventilata la possibilità di tornare in regime di Didattica a distanza, ma di fronte a tale eventualità la stragrande maggioranza degli insegnanti ha dato parere negativo. Cosa fare, dunque? Gli stessi hanno dato disponibilità a far svolgere le lezioni all’aperto fino a quando non sarà reperita una sede alternativa che, a quanto pare, sarebbe già stata individuata in una costruzione sita poco distante abbastanza funzionale alle esigenze didattiche (quella del Corap per la precisione).

Richiesta, questa, che sarebbe stata accolta e già ieri mattina il Comune ha predisposto l’installazione dei gazebo nelle pertinenze della scuola della piccola frazione costiera, mentre nelle prossime ore il sindaco – che avrebbe espresso la volontà di presenziare proprio a Portosalvo all’avvio dell’anno scolastico, il 20 settembre prossimo, dovrebbe emettere un’apposita ordinanza di chiusura dei locali. Ma, in attesa che la sede alternativa venga predisposta, si pone il problema di come svolgere le lezioni di questi primi giorni. Alcuni genitori hanno avanzato non poche preoccupazioni e perplessità per via della logistica: stare sotto i gazebo può essere una sauna in caso di temperature mediamente alte, e poco agevole con condizioni atmosferiche avverse; senza considerare i bisogni fisiologici. È vero che si può far ricorso al vicino oratorio, tuttavia la distanza può rappresentare un problema anche di incolumità per gli stessi scolari. I docenti si prenderanno tale responsabilità? E i genitori saranno d’accordo?

«Sono stati ultimati i lavori di rifacimento del tetto della scuola di Portosalvo – affermava il primo cittadino il 25 maggio scorso, circa tre mesi prima dell’arrivo degli ispettori del Miur che hanno svolto controlli a tappeto su tutti i plessi del capoluogo – Essi proseguiranno con la schermatura delle finestre e l’installazione del sistema antincendio. Riconsegneremo alla Comunità e ai bambini una scuola rinnovata e più sicura per la ripresa delle lezioni il prossimo settembre».

Ma, come visto, qualcosa è andato storto visto che non solo la scuola non potrà aprire, ma che potrebbe anche essere rasa al suolo. Un caso davvero paradossale che potrebbe anche avere risvolti penali, tant’è che c’è anche chi avrebbe avanzato la possibilità di adire le vie legali.

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Stefano Mandarano

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