Denis Bergamini e Isabella Internò al mare
5 minuti per la lettura“A Denis non importava nulla di Isabella, era solo una delle tante”. “Non l’avrebbe mai sposata”, anzi “stava per sposare un’altra donna”. E ancora: “Era gelosa, con lui era come l’attack”.
I familiari di Bergamini e molti dei suoi ex compagni di squadra si pronunciano in questi termini a partire dal 2011, all’epoca della prima inchiesta e, interpellati sul punto negli anni successivi, ribadiscono il concetto con maggior veemenza.
“Era ossessiva, lo pedinava e annusava i suoi vestiti” giusto per citare una delle psicosi attribuite più di recente alla Internò. Compagni e affini, però, non la pensano così sul finire del 1989, a ridosso della tragedia, quando a colloquio con i magistrati dell’epoca si esprimono in modo tutt’altro che netto sui rapporti che intercorrono tra il calciatore e la sua ex. “Lui era ancora molto preso da lei” ammettono alcuni calciatori. Soffriva di gelosia restrospettiva e “l’aveva lasciata per questo motivo”.
Parlò dei suoi sentimenti due mesi prima di morire diventando “come paonazzo” e durante il suo ultimo ritiro precampionato, “in stanza sul comodino aveva una foto di Isabella”. Anche se voleva sposare un’altra. Agli atti ci sono le lettere che Isabella gli scrive all’inizio del loro rapporto, tra il 1986 e l’87, e che la famiglia Bergamini ha consegnato solo ora agli investigatori.
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Quest’ultimi ne hanno estrapolato alcuni spunti a supporto della tesi dell’ossessione omicida della ragazza: “Spero che quel brutto, ma brutto giorno, che tu dovresti abbandonarmi non arrivi mai”, è ad esempio uno dei passaggi ritenuti interessanti, laddove di incriminante però sembra essersi solo la prosa adolescenziale. In realtà, dalla lettura completa della corrispondenza, traspare come la ragazza scriva a Bergamini quasi sempre in momenti di tristezza, subito dopo una discussione avuta con lui al telefono o dopo aver ricevuto una sua lettera che l’amareggia. “Voglio solo dirti che amo te e che degli altri me ne infischio”.
Oppure: “Mi stai facendo leggere cose bruttissime, ma io voglio dirtene una bellissima. Ti voglio bene (…) non sprecare il tuo tempo in inutili dubbi”. E ancora: “Seguirò i tuoi consigli (…) roba di quel genere non succederà più. Non ho più 15 anni e anche allora ho sbagliato”. Sembra che cerchi di tranquillizzarlo, di rincuorarlo. “Pensi che faccio la stupidina, ma non è vero”, gli scrive prima di descrivere la sua giornata tipo in villeggiatura: poche ore in spiaggia con la famiglia, una passeggiata con le amiche. “Ecco come passo l’estate: non è affatto come pensi tu”. Nel fascicolo c’è una sola lettera a firma di Denis, probabilmente una bozza dell’originale poi spedita a Isabella che si conclude così: “Ti dico una cosa per ricordarti chi sono: se vengo a sapere qualcosa su di te, e sai cosa intendo, con me hai chiuso per sempre e questa volta non perdono”.
Nell’estate del 1989 il destino gli offre una chance importante: lo cerca il Parma, società di serie B che sogna – e di lì a poco ci riuscirà – la scalata nel calcio che conta. Per lui tutto questo si traduce in un ingaggio principesco e nella possibilità di tornare a casa, nella sua Emilia Romagna. La trattativa è conclusa, c’è già la firma sul contratto, ma all’ultimo secondo il trasferimento sfuma per volontà dello stesso calciatore. Cosa lo spinge a rimanere in Calabria gettando così alle ortiche la possibilità di far decollare la propria carriera? La “riconoscenza” nei confronti della società del Cosenza che lo aveva aiutato a guarire da un brutto infortunio è la giustificazione addotta ai suoi genitori, ovviamente contrariati per quel dietrofront improvviso. Certo è che se davvero avesse avuto paura di qualcosa – nella fattispecie degli Internò e del loro onore ferito – quale migliore occasione di quella per mettere le distanze tra sé e un pericolo mortale?
Tra novembre e dicembre del 2017 l’argomento è oggetto di discussione telefonica tra Bruno Carpeggiani, il suo procuratore dell’epoca, e il già portiere del Cosenza Luigi Simoni. È l’amico del cuore di Bergamini nonché suo conterraneo, ma si trasferisce al Pisa nell’estate del 1989, dunque non vive da vicino la tragedia del novembre successivo. Negli ultimi anni si è proposto come uno dei sostenitori più intransigenti della tesi omicidiaria, teoria da lui ribadita attraverso i social, interviste e partecipazioni a trasmissioni tv. Davanti alle telecamere ha rappresentato più volte, con tono di certezza, che Bergamini aveva ormai lasciato Isabella che “continuava a ossessionarlo anche se lui non voleva più saperne”. Intercettato una prima volta al telefono con Carpeggiani, però, il portiere rievoca il gran rifiuto opposto dal suo amico al Parma e ragiona con l’interlocutore sulle possibili motivazioni di quella scelta. “Io ho una mia idea – spiega – e l’ho detto anche alla sorella che dice che non può essere così, ma secondo me lui è rimasto giù per lei eh”.
Lei sta per Isabella Internò del cui rapporto con Denis, nel prosieguo della conversazione, Simoni ammette di conoscere poco o nulla perché “lui era un mistero per tutti, non parlava”. I due tornano sull’argomento dopo circa un mese: “C’era qualcosa che lo attirava là” riflette Carpeggiani. E Simoni ribadisce: “Sì, sì, per me era legato sempre a lei, era legato a lei…”.
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