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NEGLI ospedali pubblici pugliesi c’è una voragine nelle piante organiche degli infermieri: ne mancano all’appello 2.647. Una emergenza che non potrà essere risolta dal concorsone che prevede l’assunzione di 516 persone e che si somma a quella dei medici nei pronto soccorso ma, più in generale, è tutto il comparto “sanità” a soffrire. Se il discorso si allarga anche alla medicina del territorio, la carenza di infermieri si amplifica sino a 4.825 unità in meno. Numeri record, superati in Italia solamente da Lombardia, Lazio e Sicilia. Ma se si rapporta il numero di infermieri a quello dei posti letto attivi, Puglia e Campania sono ai primi posti della graduatoria.
A lanciare l’allarme è la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) che ha svolto un monitoraggio in tutte le regioni: negli ospedali pubblici italiani mancano all’appello 30.273 infermieri, una carenza che diventa quasi emergenza al Sud se si pensa che oltre un terzo del “buco” nelle piante organiche, 12.447 professionisti, coinvolge le strutture del Mezzogiorno. In Campania servirebbero 3.326 infermieri in più negli ospedali, in Lombardia 3.981, in Lazio 3.903 e in Sicilia 3.030. Segue, quindi, la Puglia al quinto posto con 2.647. Però, nel rapporto tra posti letto attivi e infermieri in servizio, l’insufficienza più grave è quella campana, subito quella pugliese.
Complessivamente, Fnopi calcola che in Italia ci vorrebbero 63.322 infermieri in più tra ospedale e territorio, con il Mezzogiorno sempre in cima alla graduatoria con 23.495 posti vacanti, oltre un terzo. «Senza una soluzione alla carenza di organico chi rischia di più è l’assistenza, ma anche l’applicazione del Pnrr che punta tutto sull’assistenza territoriale», scrive nella relazione la Federazione.
Nell’intero comparto “sanità” la Puglia deve fare le nozze con i fichi secchi: se avesse avuto le stesse risorse dell’Emilia Romagna e avesse, quindi, potuto mantenere lo stesso rapporto dipendenti/residenti, oggi avrebbe 16.662 medici, infermieri, amministrativi in più. In Puglia, infatti, dove si conta una popolazione di 4,1 milioni di abitanti, il personale sanitario a tempo indeterminato impegnato negli ospedali supera di poco le 35mila unità; in Emilia Romagna (4,4 milioni) i dipendenti sono invece oltre 57mila, in Veneto (4,9 milioni) quasi 58mila, in Toscana (3,7 milioni) sono quasi 49mila, in Piemonte (4,3 milioni) sono 53mila, non parliamo della Lombardia dove si sfiora le 100mila unità.
Come si può chiedere alla Puglia, a quasi parità di popolazione, di riuscire a svolgere lo stesso numero di esami e visite mediche che si riescono a fare in Emilia Romagna che ha 22mila lavoratori in più? La fotografia è immortalata dalla Corte dei Conti. L’emergenza, come detto, non riguarda solo gli infermieri: dal 2009 al 2017 la Puglia ha perso il 3,5% del personale medico ospedaliero, in particolare dal 2010 – anno di massima occupazione con 6.926 specialisti – al 2017 il numero di professionisti si è ridotto di 275 unità, ma il peggio deve ancora arrivare.
Infatti, secondo un rapporto sulla spesa del personale, elaborato dal sindacato Anaao-Assomed, entro il 2025 la Puglia perderà altri 1.686 medici. Uno dei dati più alti in Italia. Il quadro non cambia se si analizza il comparto dei dirigenti sanitari non medici: la Puglia ne ha persi già 67 dal 2004 al 2017.
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