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POTENZA – Si chiama Luigi Gay, è nato a Udine 65 anni fa, ma si è fatto le ossa sotto il Vesuvio il nuovo procuratore capo di Potenza.

Ieri pomeriggio il plenum del Consiglio superiore della magistratura lo ha scelto a maggioranza per il posto lasciato scoperto dalla partenza di Giovanni Colangelo, tuttora alla guida la procura napoletana.

Procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere, Gay ha raccolto 14 voti, dopo che la sua candidatura era passata in commissione col sostegno di due togati della corrente centrista di Unicost, Giovanna De Rosa e Alberto Liguori, più quello del laico del Pd Guido Calvi.

Proprio quest’ultimo sembra essere decisivo, rompendo l’equilibrio che si era creato a ottobre quando in corsa c’era ancora il lucano Gianfranco Donadio, in servizio alla Direzione nazionale antimafia come sostituto di Grasso, finito al centro di un vero e proprio “caso” per le accuse di un ex collaboratore di giustizia, e per le indagini che stava svolgendo sul secondo livello di complicità dietro la fase stragista di “cosa nostra”.

A dicembre la rosa ristretta dei “papabili”, già inviata all’attenzione del plenum dell’organo di autogoverno delle toghe, è quindi ritornata in commissione, e Calvi ha ritirato il sostegno alla candidatura di Donadio convergendo sul nome di Gay. Mentre il grande favorito della prima ora, Francesco Mandoi, di 3 anni più giovane, già in servizio a Potenza a metà degli anni ‘90 e a sua volta sostituto procuratore in servizio alla Direzione nazionale antimafia, ha mantenuto il sostegno di Roberto Rossi (Area) e Filiberto Palumbo (laico del Pdl). Luciano D’Emmanuele, infine, ex procuratore di Ariano Irpino, quello del solo Alessandro Pepe (togato di Magistratura indipendente).  

Nel plenum di ieri, a fronte dei 14 voti per Gay, Mandoi ne ha ottenuti solo 5, mentre D’Emmanuele si è fermato a 3. Si sono astenuti dal voto il primo presidente e il pg di Cassazione, Giorgio Santacroce e Gianfranco Ciani.

In magistratura dal 1979, il nuovo capo dei pm di Potenza, e della Direzione distrettuale antimafia della Basilicata, ha fatto parte con magistrati del calibro di Paolo Mancuso, Antonio Laudati e Giovanni Melillo, del pool coordinato dall’attuale procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che tra il 1992 e il 1996 si è occupato delle indagini nate dalle dichiarazioni di Pasquale Galasso, il principale collaboratore di giustizia della camorra negli ultimi 30 anni.

Sue le prime indagini sul cartello camorristico della Nuova famiglia e sulle ramificazioni del clan Nuvoletta.

Tra i casi più eclatanti di cui si è occupato c’è anche l’omicidio di Silvia Ruotolo, la giovane madre uccisa per errore dalla camorra nel 1996 su una scalinata del Vomero mentre andava a prendere la figlia a scuola. Una tragedia che ha scosso l’Italia intera.

Inoltre sempre con Roberti ha lavorato a lungo nella sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione.

A Santa Maria Capua a Vetere negli ultimi anni si è fatto apprezzare non solo per la preparazione ma anche per i modi e la disponibilità. Mentre a Caserta, sua moglie Felicita De Negri, già dirigente dell’Archivio storico, è assessore in carica alla Cultura della giunta di centrodestra giudata dal sindaco Pio Del Gaudio.

A meno di incombenze da sbrigare prima di raggiungere Potenza, l’insediamento del nuovo procuratore capo dovrebbe avvenire nel  giro di qualche settimana. Fino ad allora i suoi compiti continueranno ad essere svolti da Laura Triassi, il “reggente” rimasto a gestire le attività della procura negli ultimi due anni.

 

Da Roma, invece, Francesco Mandoi manterrà il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia con quella nazionale.

l.amato@luedi.it

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