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I CASI di dissesto idrogeologico sono in preoccupante aumento su tutto il territorio nazionale e non basta l’eccezionalità di alcune precipitazioni a giustificare l’entità di un fenomeno che denuncia la cattiva abitudine, tutta italiana, di abbandonare sempre più al loro destino le attività di prevenzione.
I numeri raccontano di un Paese che sta crollando da Nord a Sud. Se tra il 2002 e il 2006, venivano registrati circa 100 episodi tra frane ed alluvioni, nel 2013 sono stati registrati ben 351 casi. Il nuovo anno, peraltro, non promette bene, con 110 casi solo nei primi giorni del 2014.
Sono alcuni dei dati raccolti da #Dissestoitalia (www.dissestoitalia.it), la prima grande inchiesta multimediale sul dissesto idrogeologico presentata lo scorso 6 febbraio a Roma da Ance, Architetti, Geologi e Legambiente e realizzata dal gruppo di giornalisti indipendenti di Next New Media, che ha lavorato per tre mesi ad un reportage dai luoghi simbolo del dissesto italiano.
Il webdoc ha avuto ampia visibilità nel sistema d’informazione nazionale che, attraverso gli atti pubblicati sul sito, hanno potuto conoscere quanto grave sia la situazione in Basilicata, in un quadro peraltro peggiorato in seguito ad evento successivi alla visita della troupe di #Dissestoitalia, avvenuta lo scorso novembre, quando eventi gravissimi, su tutti la frana di Montescaglioso, non si erano ancora verificati.
Pur in assenza delle ultimissime criticità, la Basilicata ha avuto uno spazio rilevante nel progetto, con ben tre siti segnalati, sui diciotto complessivamente indicati finora sulla cartina interattiva d’Italia. La web inchiesta, infatti, ha dedicato spazio ai casi di Pisticci, di Marconia e di Metaponto, facendo soprattutto riferimento a situazioni recenti, alle quali si collega l’ampia attività documentaristica dedicata alla vicina Ginosa. Il focus su Marconia è figlio dell’allagamento del 7 ottobre 2013, con la maggior parte dei vani interrati travolti dalle strade in piena. Pinuccia Sassone del Comitato Pro Alluvionati, rievoca la paura ed elenca i danni: 150mila euro al suo mobilificio, 120mila ad una palestra, 150mila ad un supermercato, 70mila a un altro mobilificio, 300mila ad un centro auto sulla statale 106. E tante attività con danni da 5 a 25 mila euro.
«Abbiamo creato un comitato per richiedere i risarcimenti», ricorda. Su Marconia c’è un fattore di tipo infrastrutturale. «Abbiamo il problema delle acque bianche, a noi è ritornata l’acqua dalle fogne», dice Sassone, che ha un giudizio molto netto sull’operato delle istituzioni locali, considerate “completamente assenti”. Le telecamere si spostano su Pisticci centro, dove il rischio di dissesto idrogeologico è altissimo, perché l’abitato è costruito sull’argilla. Nel servizio viene ricordata la notte di Sant’Apollonia, di cui proprio in questi giorni si fa memoria. Poi le attenzioni sono rivolte al presente. La chiesa di San Rocco è attualmente inagibile, «ma piani seri di delocalizzazione o messa in sicurezza ancora latitano», racconta la voce narrante, che poi coinvolge Francesco Vitelli, cofondatore di Legambiente Pisticci assieme alla presidente Laura Stabile e studioso del fenomeni geologici del posto: «Il territorio sta parlando e ci sta chiedendo aiuto. In più la pioggia è diventata più violenta, i cambiamenti climatici sono evidenti. Con una bomba d’acqua tipo quella caduta nel Metapontino, l’abitato di Pisticci centro sarebbe in forte pericolo, perché l’acqua taglierebbe la sabbia come burro». Interventi infrastrutturali servono anche per proteggere gli scavi archeologici di Metaponto, finiti nel fango due volte, tra ottobre e dicembre, ed ancora chiusi. «Nonostante i fondi stanziati -spiega il soprintendente ai beni archeologici della Basilicata, Antonio De Siena- una situazione del genere può verificarsi nuovamente. Pur ripulendo tutto, se lo stesso evento si dovesse ripetere, andremmo a perdere risorse senza raggiungere alcun obiettivo. Per questo occorre intervenire sulle cause strutturali che hanno determinato queste ripetute esondazioni», ovvero intervenire seriamente sul Bradano. Lo spaccato della Basilicata non si discosta dal quadro nazionale. Ciò che manca è una efficace politica di prevenzione e difesa del suolo. #Dissestoitalia punta a far comprendere quanto urgente sia dare all’Italia un Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico. Con questa missione, la troupe potrà tornare sul campo per documentare ulteriori emergenze. In Lucania, nonostante la dedica di tre servizi, troverebbe già fortissimi elementi di criticità accumulati da dicembre ad oggi.
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