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Nel dare alle stampe il volume Peregrinazioni e Pellegrinaggi Brindisesi (erreci edizioni, Anzi, 2002), esortammo “altri studiosi più giovani, più preparati, più forniti di strumenti e di fonti di informazioni” ad impegnarsi nell’approfondimento della ricerca storica “sull’antica importanza del paese”, Brindisi Montagna.
Nel 2011, ripubblicando con Giovanni Caserta, in nuova veste critica, la raccolta di poesie dialettali di Domiziano Viola, Uscendo dal festino (erreci edizioni, Anzi, 2013), abbiamo ribadito l’auspicio: “è giunto il momento per far luce su aspetti un po’ vaghi o del tutto oscuri o proprio ignoti” della storia passata del nostro Comune.
L’aspettativa non è andata delusa. E’ uscito di recente, per erreci edizioni di Anzi, il volume La terra contesa – Feudalità, economia, demografia e conflitti a Brindisi Montagna, autore Rocco Larocca, giovane ricercatore del luogo che lavora presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
La notizia è giunta graditissima e, subito aggiungiamo, il piacere della lettura è stato oltremodo lusinghiero ed illuminante. Nel titolo è sintetizzatato già il contenuto: le vicissitudini comunali, anche nell’annesso territorio della Grancia, attraverso i contrasti, le controversie, i contenziosi, le rivolte e le rivalse che si sono succedute e hanno segnato la storia locale o microstoria in dipendenza degli eventi esterni che hanno coinvolto la piccola comunità nella Storia nazionale con le sue vicende pubbliche, politiche, belliche… e con gli eventi naturali come terremoti ed epidemie. Il sottotitolo, anticipando i fattori interagenti nella vicenda, ne enuncia le dritte e fa presumere la metodologia.
Balza evidente quanto di romantico animava e, tuttavia, anima le nostre ricerche, tese alla scoperta di documenti per attestare “la nobiltà superlativa” e il “lustro maiuscolo” del proprio paese. Insorgemmo e, sottolineiamo, dalle pagine di diverse testate giornalistiche contro l’autrice di una monografia per aver scritto un’infamia verso il paese: “Paolo Serravalle… l’indiscusso padrone del bosco di Brindisi Montagna… nel territorio lasciò, come triste eredità, l’abitudine a delinquere.” Intervennero altri nella disputa: Valentino Romano da San Vito dei Normanni (BR) sulle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno tacciò l’autrice (che non rispose mai): “figlia … del buon Lombroso che nel Sud se ne venne… armato di metro, calibro, macchina fotografica e pregiudizi antichi, al seguito delle truppe piemontesi, per ampliare la sua raccolta di teste di briganti ritenuti «delinquenti».”
Il Larocca, invece, per quanto gli serve, a quella monografia spesso attinge; ampia è, infatti, la bibliografia a cui fa riferimento, dalle fonti archivistiche ai numerosi testi storiografici locali, nazionali e stranieri. Egli, meno passionale e sanguigno, ma più metodico e illuminante, connotato da un costante positivismo, è portato a quantificare di volta in volta la consistenza della “università” di Brundusium de Monte o de Montanea, dal 1200 e fino al 1950, attraverso le potenzialità, soprattutto economiche, delle contrapposte forze sociali in campo con riferimenti costanti alle classi subalterne. La sua è un’analisi storica di politica economico-sociale, condotta con altro metro, altro calibro, altra macchina fotografica e senza pregiudizi. I suoi riferimenti sono: i possedimenti, le rendite, i costi, le spese, le tassazioni focatiche, le decime, le misurazioni della popolazione nella sua composizione etnica, autoctona e greco-albanese, quest’ultima sopraggiunta a ripopolare il paese nella prima metà del 1500; e ancora egli deduce gli indici di alfabetismo, mette a fuoco le liti giudiziarie, i conflitti sociali che con l’Unità d’Italia sfociarono in lotte partitiche, familistiche e clientelari.
A guardare oggi il Brindisese brioso e festaiolo, che un detto popolare definisce “pezzente allegro”, si stenta a crederlo possa essere stato irruente e focoso fino alla turbolenza. Nel 1870 il prefetto Tiberio Berardi arrivò a sciogliere il Consiglio comunale di Brindisi e definì “I consiglieri comunali quasi tutti di pessime qualità, molti imputati di reato; quasi tutti avversi all’attuale ordine di cose…”. Pure la virulenza delle antiche sommosse, le propaggini di quelle lotte intestine postunitarie si avvertirono in paese durante il Fascismo (si manganellava, si minacciava l’olio di ricino, si fuggiva dai tetti) e fino all’ultimo dopoguerra (nella seconda metà degli anni Quaranta, nel clima arroventato da fame e disoccupazione, le rivolte popolari contro i detentori del potere locale e le successive ritorsioni arrecarono molestie a più d’uno; il parroco don Giuseppe Fabrizio, ripetutamente minacciato, dovette riparare a Trivigno da cui proveniva; soltanto per l’interesse scolastico dei figli si mosse una delegazione di capifamiglia a riportare il parroco in paese; nel decennio 1940-50 infatti, col destato interesse per gli studi nei ceti popolari, i quali da sempre ne erano rimasti esclusi, circa cinquanta studenti di Brindisi, qualcuno anche di Trivigno, frequentarono le lezioni del Fabrizio per la preparazione agli esami di ammissione alla scuola media e di passaggio alle varie classi della media e del ginnasio come alunni privatisti).
E’ ovvio che con questa pubblicazione del Larocca non si esaurisce l’indagine sulla storia di Brindisi; La terra contesa rappresenta un lavoro impegnativo, un evento culturale per la popolazione, un atto d’amore dell’autore per le proprie radici ed un importante tassello che si aggiunge nella ricostruzione dell’identità cittadina. Per questo il volume va apprezzato e l’autore è da encomiare.
E’ auspicabile che il dibattito sulle nostre origini si ampli e coinvolga altri giovani in un concerto a più voci. Il Larocca ha tracciato la strada: c’è bisogno del contributo di storici, di demologi, di archeologi, ma anche di politici, di economisti, di agronomi, di forestali, di biologi… che si uniscano per un’indagine multidisciplinare, interattiva e parlino anche di sviluppo e di programmazione. Solo da coscienze ben consapevoli del proprio passato come del proprio presente possono maturare le forze e le menti capaci di proiettare il futuro della collettività.
L’Amministrazione comunale, cui va il plauso di aver patrocinato la pubblicazione del volume La terra contesa, è ben cosciente che anche dalle imprese culturali dipende la crescita civile della comunità. In questo senso, con un pensiero al futuro, ci fa piacere concludere il nostro intervento con lo stesso detto usato dal Larocca in chiusura; noi lo riportiamo compiutamente dal nostro volume Tradizioni popolari in Brindisi Montagna (Centro Grafico, Anzi, 1997, pag. 234, n. 336): “munn’è, munn’è stat’e munn’ana esse”, ovverosia: il mondo dovrà continuare ad esistere nella consapevolezza del presente e della storia passata.
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