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ROTONDA – Dopo quasi ottant’anni, il soldato rotondese Giuseppe Marino, annegato nel 1942 mentre si trovava su una nave silurata durante la seconda guerra mondiale, è stato traslato nel cimitero del suo paese natale dove riposerà assieme al figlio Antonio, che non lo ha mai conosciuto. Tutto questo è stato permesso dalla tenacia e dal cuore di Giuseppe, figlio di Antonio, che ci ha raccontato tutta la storia del nonno.
«Mio nonno – ci spiega – aveva fatto il militare nel 1938 e, in seguito allo scoppio del secondo conflitto mondiale, fu richiamato alle armi. Il 22 marzo del 1942, mentre si trovava a Flores, una località della Grecia, si imbarca su una nave che lo avrebbe portato a Bari e, da lì, sarebbe tornato a Rotonda per conoscere il figlio, ovvero mio padre, nato da undici mesi. Quel giorno la nave venne affondata e non si seppe mai da chi. Poco dopo, il Ministero della Guerra scrisse al Comune di Rotonda, informandolo dell’accaduto».
L’atto di morte fu trascritto da Giovanni Tedeschi, che nel 1942 era Commissario prefettizio ed Ufficiale dello stato civile del Municipio del borgo lucano. Dal documento si evince che Giuseppe Marino era nato il 23 dicembre del 1918 ed era morto, appunto per «annegamento», a soli 23 anni, mentre era fante del sessantaquattresimo reggimento “Cagliari”.
Giuseppe promise al padre Antonio che avrebbe riportato il nonno nel cimitero di Rotonda ma, per riuscirci, ci sono voluti anni. La morte era avvenuta proprio mentre stava godendo di un permesso speciale per andare dal figlio, ancora in fasce. «Così come altri deceduti – prosegue Giuseppe – mio nonno fu portato al Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari, dove io ero già stato da piccolo con mio padre. Il corpo fu recuperato e l’unico suo ricordo restituitoci fu una vecchia bussola da taschino, che ancora conservo. Mio padre aveva espresso il desiderio di riportare mio nonno a Rotonda, ma gli fu risposto che non era possibile. Quando me lo disse io gli promisi che, invece, lo avrei fatto». Nel frattempo, però, il 25 marzo del 2020, anche Antonio Marino è venuto a mancare ma, poco prima di morire, era riuscito a sapere che il figlio aveva mantenuto la promessa.
«Un mese prima che mio padre morisse, il Ministero mi comunicò di aver accolto la mia richiesta di traslazione, con l’assenso del Comune di Rotonda. Io ci ho sempre creduto, e nel 2002, parlandone, ho anche ottenuto una foto della nave affondata su cui viaggiava mio nonno, risalente al 1938, che mi fu regalata da un collezionista dopo aver ascoltato questa storia.
Adesso, finalmente, mio padre e mio nonno si sono ricongiunti e potranno riposare in pace nella cappella di famiglia». Dopo una cerimonia a Bari ieri mattina e, dopo una successiva nella Chiesa Madre di Rotonda, coincisa con l’arrivo, prima di essere tumulata al cimitero, l’urna con le spoglie di Giuseppe Marino è stata salutata da un drappello militare con un picchetto d’onore davanti il monumento ai caduti, in Piazza Vittorio Emanuele III. «Lo strazio della guerra è anche questo – ha commentato Giulia De Cristofaro, vicesindaco di Rotonda al termine della funzione religiosa – la sofferenza di allora deve riportarci a tutti i conflitti attuali. È mio dovere sottolineare come il signor Antonio Marino avesse particolare cura del monumento ai caduti, tenendo accesa la memoria».
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