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IL “XXI Settembre  – Franco Salerno” era la sua casa. E il destino ha voluto che proprio nel “suo” stadio Renato ci lasciasse. Adesso il minimo che si possa fare è intitolare a lui la tribuna stampa. Perchè dalla prossima gara mancherà il suo vocione pronto ad incitare il “suo” Matera non ci sarà. Molto spesso lo hanno etichettato come giornalista-tifoso, ma per lui era quasi un vanto, perchè il “suo” Matera gli scorreva nelle   vene. Quelle vene che ieri hanno deciso di non pompare più sangue al suo grande cuore. Si, perchè Renato era un uomo dal grande cuore. Accoglieva tutti a braccia aperte con quella sfrontatezza e quel sorriso che difficilmente potrò mai dimenticare. Se oggi faccio questo lavoro è tutta colpa sua e lui non ha mai mancato di esibire con orgoglio questa paternità professionale. Da seguire la Nuova Matera a trovarmi a lavorare con lui gomito a gomito per 12 anni qui in redazione al Quotidiano. Ma non solo. Io Renato lo conoscevo anche prima, quando vendeva i gelati. Da lì iniziai a conoscere il suo grande cuore. Quanti gelati mi ha regalato non lo so, ma forse mi ha regalato qualcosa di più grande, ovvero la possibilità di conoscere una professione che oggi ho nel cuore. In redazione ci siamo confrontati, abbiamo discusso, ci siamo anche “attaccati”, ma alla fine eravamo sempre pronti a lavorare insieme, pagine su pagine, tra uno sfottò e l’altro. E ogni domenica sera, dopo aver chiuso il giornale sportivo, pagine su pagine, tabellino su tabellino, titolo su titolo, con Piero dovevamo, DOVEVAMO, per forza andare a mangiare tutti e tre assieme. Perchè dovevamo vedere i gol della serie A, ma non appena si creava la possibilità Renato infilava in mezzo il “suo” Matera. Perchè per Renato veniva prima il Matera e poi tutto il resto. Ecco perchè quella tribuna stampa deve portare il suo nome. Come lui ha fortemente voluto e ottenuto che la gradinata fosse intitolata a Franco  Mancini, così la tribuna stampa deve  portare il nome di Renato. Perchè tutti i colleghi dovranno sempre ricordare un uomo, un giornalista, un amico che in quella tribuna ha vissuto appieno le sue passioni: il Matera e il raccontare il Matera.

Un grande rimpianto sarà non leggere il suo libro. Ne abbiamo parlato tante volte. Diceva sempre: «Devo scrivere “I miei stadi”». Perchè lo stadio, gli stadi, erano la sua casa. E propio nel “suo” stadio ci ha lasciato. Ciao Renato.

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