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MELFI – Il silenzio che da quasi più di un anno è calato sulla zona industriale di Melfi è solo apparente. Lontani dai riflettori, si lavora. Dentro lo stabilimento Fiat.

E anche nelle aziende dell’indotto (non solo di primo livello) che hanno già ricevuto commesse dal gruppo. Grandi investimenti per riconvertire gli impianti e renderli funzionali alle nuove produzioni. In Sata il grosso è fatto. I lavori sulla linea sono stati già ultimati.

Tutto pronto per la produzione del primo vero frutto Fca (Fiat Chrysler Automobiles): il suv compatto marchio Jeep, made in Basilicata, che sarà presentato a marzo al salone di Ginevra e che per primavera arriverà sui mercati europeo.

Nella grande fabbrica, il più grande stabilimento Fiat del Mezzogiorno, rimane solo da sondare la compatibilità impiantistica. Insomma, la ripresa è ormai solo questione di settimane. E proprio in vista della rinascita, Melfi si appresta ad ospitare grandi presenze.

La data non è stata ancora ufficializzata. Ma da qui a dieci giorni è attesa la visita del top management dell’azienda. Certa la presenza di Alfredo Altavilla, responsabile area Emea di Fiat-Chrysler.

Ma, secondo autorevoli indiscrezioni, il manager potrebbe essere accompagnato dallo stesso amministratore delegato, Sergio Marchionne.

Quello dell’ad italo canadese, dopo la visita del dicembre 2012 in occasione dell’avvio dei cantieri, sarebbe un ritorno dal grande valore simbolico: il suv made in San Nicola è la prima produzione che segue alla fusione con la piccola di Detroit.

Solo il primo passo.

Entro la fine dell’anno è attesa la produzione della 500 X, marchio Fiat, che debutterà a ottobre al salone di Parigi. Dopo una lunga depressione, questo dovrebbe essere il grande anno dell’automotive lucano. Tra i fornitori, vecchi e nuovi, reduci da enormi sacrifici e ingenti investimenti, da qualche tempo è tornato l’ottimismo. “Agganciare” le nuove produzioni Fiat significa farsi largo, non solo sui mercati europei.

Certo, non è tutto oro quel che luccica. L’entusiasmo deve fare comunque i conti con i numeri. Ovvero le performance sui mercati dei due nuovi modelli. Soprattutto a partire dal 2015, con la fine della produzione della Grande Punto così come la conosciamo oggi. Il nuovo modello, molto probabilmente, sarà spostato in Polonia. Una delle due linee  di Melfi perderà quindi la sua produzione principale. Riusciranno i numeri delle nuove vetture a compensare la perdita? Entrambe le auto sono destinate in Europa e negli Usa.

Anche se, proprio nei giorni scorsi, Marchionne ha annunciato la produzione di un Suv compatto sostanzialmente identico al jeep prodotto a Melfi in Brasile, destinato al mercato di sud e centro America e cinese.

L’interrogativo centrale, che chiaramente si ripropone anche per le aziende dell’indotto, è capire quindi quanto i due nuovi modelli riusciranno a vendere. Mentre, per i sindacati, qualche preoccupazione rimane legata all’utilizzo di quella forza lavoro attualmente impiegata sulla linea dello stabilimento che produce la Punto. L’importante è scongiurare il rischio esuberi che si è prospettato a Pomigliano. Ma nel frattempo nella grande zona industriale di Melfi si comincia a respirare un’aria nuova. L’epocale svolta dell’azienda che da Torino ha abbracciato il mondo parte proprio da qui.

m.labanca@luedi.it

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